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Israele, Mossad e Shabak sotto accusa: la disfatta dei servizi segreti

Carlo Nicolato
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Come è stato possibile che l’Idf, l’esercito di gran lunga più potente del Medio Oriente e uno dei più rispettati al mondo, sia stato colto totalmente di sorpresa dall’attacco dei terroristi di Hamas fino al punto di aver perso alcune basi militari piene di soldati, armi, munizioni e perfino carri armati? Uno smisurato fiasco dell’intelligence, dicono i giornali israeliani, famosa per essere una delle più efficienti ma che stavolta ha preso un buco, come si dice in gergo, paragonabile solo a quello preso dagli Stati Uniti in occasione dell'attacco alle Torri Gemelle e al Pentagono. Con la differenza appunto che in questo caso l’attacco era decisamente più prevedibile, anche se meno clamoroso, anticipato da segnali che non potevano essere sottovalutati, e avvenuto la mattina successiva al 50esimo anniversario dell’inizio della guerra dello Yom Kippur.

 

 

«Tutto Israele si sta chiedendo: dov'è l'Idf, dov'è la polizia, dov'è la sicurezza?», ha accusato al notiziario di Channel 12, Eli Maron, l'ex capo della Marina israeliana, «è un fallimento colossale, le gerarchie hanno semplicemente fallito, con vaste conseguenze». Dov’era appunto il Mossad, dov’era l’Aman, l’intelligence militare? E lo Shabak, l'intelligence interna? Le analisi di tutti gli esperti del settore concordano sul fatto che gli agenti militari fossero convinti che in questo periodo Hamas fosse «dissuaso e disinteressato alla diffusione della guerra a Gaza» e per tale motivo l’Idf ha ridotto il suo dispiegamento di truppe nel sud, spostando le forze in Cisgiordania, dove era in atto un'ondata terroristica.

 

 

L’intelligence israeliana probabilmente ha pensato che le nuove costosissime barriere di confine fossero sufficienti a contenere un improbabile attacco da terra. Ma la cosa che ha lasciato più sbalorditi è che un piano del genere non si improvvisa, richiede un’intensa e lunga preparazione che teoricamente non poteva passare inosservata. C’è anche poi tutta la fase immediatamente precedente l’attacco, quella in cui i terroristi si sono radunati e avvicinati al confine perlopiù in gruppetti, nonostante tali aree siano supervisionate da pattuglie regolari, sorvegliate da telecamere, satelliti e sensori di movimento a terra. Gli analisti militari concordano sul fatto che Hamas sia stata molto abile a creare il massimo caos diversificando i tipi di attacchi. Per diverse ore i vertici militari e i vertici politici israeliani non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali, a conferma di come l’effetto sorpresa abbia avuto successo.

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