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Hamas, la Cina si schiera col terrore: la frase su Gaza che stravolge il quadro

Maurizio Stefanini
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Gli Stati Uniti chiedono alla Cina di esercitare la sua influenza per scongiurare un estendersi del conflitto a Gaza; la Cina sembra fare promesse in questo senso, ma poi fa un appello ai Paesi islamici a unirsi che sembra a favore di Hamas. Sottolineiamo il sembra: magari è appunto davvero una premessa indispensabile per provare a fare una mediazione. Ma l’appello è condito da una condanna al modo in cui Israele starebbe agendo verso la popolazione civile, che sembra quasi umorismo nero da parte del regime responsabile della strage della Tienanmen e dei campi di lavoro di massa nello Xinjiang. É bastato comunque, che Wang Yi, ministro degli Esteri cinese, parlasse al telefono con il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, che gli ha presentato la sua attuale visita in Medio Oriente e la posizione degli Usa sull’attuale situazione che Wang Yi replicasse prontamente che il conflitto palestinese-israeliano corre il rischio di sfuggire al controllo.

INCOGRUENZE CINESI
Uno dei massimi esponenti di un governo che bloccò la protesta della Tienanmen facendo un numero di morti che è stato variamente stimato tra i 1000 e i 10.000 e oltre 300.000 feriti, e che una possibile Hamas nello Xinjiang l'ha prevenuta mettendo un milione e mezzo di uiguri nei campi di rieducazione, ha spiegato che il Dragone «si oppone a tutte le azioni che danneggiano i civili e condanna tutti gli atti che violano il diritto internazionale». Evoca i contemporanei appelli di Putin, che intanto che tira missili sulle città ucraine esortando a sua volta Israele a «non attaccare le aree più popolate di Gaza City». Wang Yi ha dunque sottolineato che la cosa più urgente sarebbe «cessare il fuoco e realizzare la distensione il prima possibile per evitare l’aggravamento del disastro umanitario; rispettare il diritto internazionale e aprire canali per gli aiuti umanitari; sostenere l’Onu nella costruzione del consenso internazionale e il Consiglio di Sicurezza nello svolgere il suo ruolo dovuto». Il rilascio dei bambini israeliani sequestrati da Hamas, evidentemente però non sembra altrettanto essenziale. Wang Yi ha sottolineato che la soluzione finale alla questione palestinese risiede nell’attuazione della “soluzione dei due Stati”.

 

 

Piano che pure gli Usa sostengono: il problema é che a non appoggiarlo è Hamas, e infatti quando negli anni ’90 era una soluzione che andava delineandosi attraverso il processo di pace tra Israele e Anp la fece deragliare a suon di attentati. Comunque, dopo il colloquio con Blinken, Wang Yi ha poi parlato con il collega iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, ministro del governo che ha represso la protesta seguita alla morte di Mhsa Amini parte, come ha ricordato l’ultimo Nobel per la Pace, e che il regime degli ayatollah sia in prima linea ce lo ricordapureil tentativo diassassinio in una sparatoria dell’alto ufficiale 007 dell’intelligence del Corpo delleGuardie della Rivoluzione Islamica, Mohammed Akiki, orain terapia intensiva in un ospedale di Teheran. La Cina, comunque, al governo di Teheran dice che «sostiene i Paesi islamici nel rafforzare l’unità e il coordinamento sulla questione palestinese» al fine di parlare “con una sola voce”. Infine sulla crisi in MO, Wang Yi ha dialogato pure con l’omologo saudita, Faisal bin Farhan Al Saud, rilevando che le azioni di Israele «sono andate oltre l’ambito dell’autodifesa» e che Tel Aviv «dovrebbe ascoltare gli appelli della comunità internazionale e del Segretario generale dell’Onu sullo stop alle punizioni collettive del popolo di Gaza.

 

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