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Unicef, lo scivolone della Russell su bimbi morti israeliani: subito dimenticati

Andrea Tempestini
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La mela non cade mai lontana dall’albero. Saggezza popolare, o presunta tale, che trova conferme al Palazzo di Vetro. Già, perché i morti ebrei se li dimenticano in molti e molto in fretta. Già, perché in un certo senso c’è chi è riuscito a far peggio di Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, il quale dopo la consueta sequela di «condanne inequivocabili» e bla bla sugli attacchi terroristici di Hamas si è prodotto nell’altrettanto consueta sequela di «ma», «però» e pelosissimi distinguo. «È importante riconoscere anche che gli attacchi di Hamas non sono arrivati dal nulla», correggeva il tiro. «Il popolo palestinese è stato sottoposto ad annidi soffocante occupazione. Hanno visto la loro terra costantemente divorata dagli insediamenti e piagata dalla violenza. Le loro economie sono state soffocate.
Poi le persone sono state sfollate e le loro case demolite».

Guterres condanna e poi getta la maschera, ché - stringi stringi - l’essenza del suo pensiero è proprio quella espressa in modo ben più articolato dopo i «ma» e i «però». Quel pensiero essenziale in cui si riconosce l’internazionale di chi si dice pro-Palestina non potendo ammettere di odiare Israele. Noi, qui in Italia, ne conosciamo qualcuno (eufemismo).

Bene, se Guterres è l’albero la mela risponde al nome di Catherine Russell, ex staff di Barack Obama e attuale direttore generale dell’Unicef, il fondo per l’infanzia dell’Onu, appunto. E lei, forse, riesce a far peggio di Guterres. Lady Unicef, mercoledì, ci ha ricordato che «la situazione nella Striscia di Gaza è una macchia crescente sulla nostra coscienza collettiva». Colpa nostra, va da sé. «Il tasso di morti e feriti tra i bambini è semplicemente sconcertante». Vero, il prezzo da pagare è altissimo. Ma è altrettanto vero che la stessa Russell, lo scorso 7 ottobre, il giorno dell’attacco di Hamas, il giorno degli orrori nei kibbutz, si limitò a un «sono profondamente preoccupata per il benessere dei bambini in Israele e nello stato di Palestina».

 

Eppure in quel momento i bimbi morti erano tutti ebrei. Evidentemente non meritavano un pensiero esclusivo: il pensiero va subito (anche?) ai palestinesi, alla Striscia di Gaza. Ecco, in un certo senso Russell fa peggio di Guterres perché le vittime israeliane le scorda senza «ma», senza «però», senza distinguo. Le scorda subito.

Se avete ancora dubbi date un occhio al sito Unicef. Ci sono domande e risposte su quanto fanno per i bimbi di Gaza. Domanda: «Unicef opera in Israele?». Risposta: «Nei Paesi ad alto reddito come Israele, i governi hanno generalmente capacità adeguata per rispondere alle emergenze. In circostanze straordinarie, su richiesta del governo, Unicef può prendere in considerazione l’estensione del sostegno, come il supporto psicosociale per i bambini». Insomma, la risposta è no. Ma «in circostanze straordinarie» potrebbero anche ricordarsi dei bimbi ebrei ammazzati. Evidentemente per loro “ il 7 ottobre” appartiene all’ordinario. 

 

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