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Hamas, tutti i segreti dell'attacco del 7 ottobre: come hanno attaccato

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Un dossier dell'IDF, la Israel Defence Force, svela le tattiche di Hamas che hanno portato alle carneficine di civili di sabato 7 ottobre, pochi chilometri fuori dalla Striscia di Gaza

Un salto di qualità nel terrorismo jihadista palestinese, una data spartiacque per i servizi di sicurezza israeliani che ora sono stati obbligati, davanti a questa strage di innocenti, a ripensare i propri strumenti difensivi e le proprie capacità di "prevedere" le mosse del nemico. 

 

In un caso, però, il sistema di protezione delle forze armate e dell'intelligence israeliani ha funzionato. E' quello dell'attacco di Hamas sventato al Kibbutz Sa'ad, a soli 3,5 chilometri dal confine con la Striscia. Lì, in quel villaggio, sono stati rinvenuti sui corpi dei miliziani islamici documenti e prove fondamentali per comprendere come i palestinesi avevano messo a punto e programmato il loro piano diabolico e, purtroppo, riuscitissimo.

Innanzitutto, i terroristi hanno eluso i sofisticati sistemi tecnologici difensivi israeliani al confine con "metodi semplici ma efficaci", quindi si sono infiltrati nel territorio nemico con i mezzi più veloci possibili, "usando pick-up e motociclette", equipaggiati con armi e munizioni. Si sono quindi mossi attraverso itinerari prestabiliti e strade secondarie, per arrivare fino al kibbutz. In tutto, i commando partiti dal centro di Gaza hanno impiegato 11 minuti per coprire 7,1 chilometri di distanza.

 

A quel punto, hanno sfondato il cancello del kibbutz di Sa'ad uccidendo le guardie sorprendendole alle spalle. Una volta entrati, una cellula ha occupato la parte orientale del villaggio, un'altra invece il settore occidentale, l'area residenziale. Gli uffici, l'area della mensa comune, le scuole e il centro giovanile sono finiti subito sotto il controllo dei terroristi. 

Da questo momento, parte la fase che l'intelligence definisce "cleansing", letteralmente la "pulizia" del kibbutz. I civili vengono uccisi con colpi di arma da fuoco, per decapitazione, bruciati vivi, mutilati e torturati. Vengono appiccati incendi per soffocare gli israeliani rinchiusi nei loro rifugi, costringerli a uscire e infine massacrarli nel corpo a corpo. 

 

Uno dei terroristi catturati dalle forze israeliane, in un interrogatorio successivo, ha spiegato: "Il piano era passare di casa in casa, da stanza a stanza, tirare granate e uccidere tutti, inclusi donne e bambini. Hamas ci ha ordinato di spaccare le loro teste e tagliarle, di tagliare le loro gambe".

C'è poi il capitolo ostaggi. La Cellula 2, nella Zona residenziale, ha il compito di prendere civili in ostaggio e portarli alla Cellula 1 nel settore Est. Qui gli ostaggi vengono riuniti nella mensa comune, nei rifugi e nella cucina. Alcuni dei civili non sono stati portati a Gaza, ma usati come scudi umani per far fronte al fuoco dei militari israeliani accorsi. 

 

I jihadisti, questo è uno dei dettagli più sconvolgenti del report di IDF, erano pronti a occupare per un lungo periodo il kibbutz e avevano la consegna di "fortificare" le loro posizioni, disseminando il campo di cadaveri e trappole. Le stesse armi in loro dotazione non sarebbero servite solo per il blitz, ma per un prolungato scontro a fuoco con il nemico.

Il kibbutz di Sa'ad, spiega ancora il dossier, è sopravvissuto all'attacco e i terroristi sono stati neutralizzati. Non si può dire lo stesso per altre 30 comunità agricole tradizionali ebraiche, distrutte, e i cui abitanti sono stati "massacrati, stuprati, smembrati e rapiti".

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