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Russia, Shoigu apre ai negoziati con l'Ucraina? "Pronti a farlo"

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Prima l'attacco all'Occidente, poi una possibile apertura ai negoziati. Sergej Shoigu, alla 10a edizione del Forum sulla sicurezza di Xiangshan, ha parlato della "soluzione postbellica" in Ucraina. "Se si creeranno le condizioni necessarie - ha riferito il ministro della Difesa russo -, rimaniamo pronti a discussioni politiche su una base realistica, sia sulla soluzione postbellica della crisi ucraina, sia sull'ulteriore coesistenza con l'Occidente nel suo insieme".

Per Shoigu, infatti, "è importante garantire relazioni paritarie tra tutte le potenze nucleari - membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite - che hanno una responsabilità speciale per il mantenimento della pace e della stabilità globale". Il motivo a suo dire è chiaro: "Creare un ordine mondiale giusto e multipolare, è necessario aggiornare l'architettura della sicurezza internazionale e renderla più stabile. A tal fine è necessario unire gli sforzi di tutti i paesi interessati". Il messaggio arriva diretto all'Occidente, accusato da Mosca di seguire una linea "che porta con sé la minaccia di uno scontro militare diretto tra le potenze nucleari, che è carico di conseguenze catastrofiche".

 

 

Secondo Shoigu Europa e Stati Uniti starebbero tentando in tutti i modi di infliggere una "sconfitta strategica" a Mosca in una "guerra ibrida". Ma le critiche arrivano anche all'Italia, rea con le sue azioni nella regione Asia-Pacifico di "contribuire a rafforzare il militarismo e stimolare la corsa agli armamenti". Il Paese, assieme a Regno Unito, Francia, Germania e Paesi Bassi espande "la presenza regionale delle componenti nazionali delle forze navali e aeree, aumentano la regolarità e la portata delle esercitazioni militari multilaterali, durante le quali vengono elaborati scenari di deterrenza e risposta".

 

 

Prima del ministro è stato il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, a invocare la pace. Il principale alleato di Vladimir Putin ha ribadito che "ci sono abbastanza problemi da entrambe le parti e in generale la situazione è ora di grave stallo: nessuno può fare nulla per rafforzare o far avanzare la propria posizione". Da qui la necessità di "sedersi al tavolo del negoziato e arrivare a un accordo".

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