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Hamas, rivolta dei capi militari: Gaza, caos al vertice dei terroristi

 Gaza

Ariel P. Warschauer
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A quasi un mese dall'inizio delle operazioni militari a Gaza da parte dell’esercito israeliano, si aprono le prime falle dentro Hamas: il comandante militare dell’organizzazione terroristica palestinese, il super ricercato Mohammed Deif, ha attaccato Ismail Haniyeh, Yahya Sinwar e gli altri leader politici del movimento, che vivono in splendore all’estero mentre lui e gli altri miliziani rischiano la vita rinchiusi nei bunker a cento metri di profondità nelle viscere di Gaza City.

La rabbia del capo militare ricade sui leader di Hamas, accusati senza mezzi termini di corruzione: «Con la loro avidità, ha detto il capo militare, hanno distrutto i livelli inferiori del movimento terroristico, ordinando dai loro alberghi extralusso di Doha in Qatar, l’attacco ai civili israeliani del 7 ottobre».

MASSACRI PIANIFICATI - Lo sfogo manifestato dal capo dei terroristi palestinesi è avvenuto dopo il massiccio bombardamento da parte degli israeliani nel pomeriggio di ieri, in un attacco combinato via terra e via aria che ha visto il coinvolgimento sul campo, della 7a Brigata Corazzata israeliana. L’offensiva di ieri, nella Striscia di Gaza, ha portato al danneggiamentto della maggior parte delle infrastrutture terroristiche.

 

 

A quel punto Abu Mohammed, uno dei più stretti collaboratori di Deif, il capo militare di Hamas, ha fatto trapelare ai giornalisti locali il disappunto dei miliziani palestinesi, affermando che Deif in persona gli avrebbe confidato la sua contrarietà alle atrocità compiute da Hamas il 7 di ottobre scorso: «Il piano originale prevedeva solo il sequestro di alcuni soldati israeliani, ma gli ordini sono cambiati all’ultimo momento con i leader politici di Hamas che, da Doha, hanno ordinato i massacri di quel sabato mattina». Secondo il braccio destro di Deif, «il motivo per cui il nostro capo militare ha deciso di parlare, è perché Gaza è sotto assedio e il bombardamento della nostra amata città è causata dalla nostra leadership politica... mentre infatti, i nostri capi politici vivono nel lusso, noi qui sopravviviamo mangiando pane e datteri».

Questo mentre uno dei portavoce dell’ala politica di Hamas, Taher El-Nounou, fa sapere che il gruppo terroristico vuole «uno stato di guerra permanente con Israele su tutti i confini- e spera- che l'intero mondo arabo sia al nostro fianco».

Gli fa eco da Doha, Khalil al-Hayya, esponente della dirigenza di Hamas che ha affermato: «Il massacro del 7 ottobre è riuscito a rimettere sul tavolo la questione palestinese e ora nessuno è più tranquillo nella regione».

 

 

Nel frattempo anche l’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati palestinesi, è stata accusata da Hamas di «collusione» con Israele nel «trasferimento forzato» della popolazione della Striscia di Gaza dal nord al sud dell’enclave palestinese. Salama Maruf, capo dell’ufficio stampa di Hamas, ha sostenuto che «l’UNRWA e i suoi funzionari sono responsabili di questa catastrofe umanitaria, in particolare i residenti dell’area di Gaza City e a nord di essa» che si stanno spostando lungo le rotte organizzate dall’Idf per fuggire a sud.

BASI DISTRUTTE - Intanto, i soldati israeliani continuano la loro azione via terra: i paracadutisti hanno infatti, distrutto un tunnnel di Hamas adiacente ad una scuola dell’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, nel nord della Striscia di Gaza. E mentre Israele combatte casa per casa e nelle profondità della Striscia di Gaza, voci sempre più insistenti parlano della possibilità del rilascio di quindici ostaggi, dopo la scarcerazione di altri quattro ostaggi e il salvataggio di una soldatessa liberata dai soldati israeliani in uno dei tanti tunnel della Striscia di Gaza. Il Qatar si starebbe adoperando per cercare di ottenere il rilascio dei quindici ostaggi con doppia cittadinanza, tra questi diversi cittadini francesi detenuti da Hamas, ma tra questi non ci sarebbero cittadini italiani con doppio passaporto. Il governo israeliano è però irremovibile su un punto; nessun cessate il fuoco fino a quando non saranno rilasciati tutti gli ostaggi nelle mani dei terroristi di Hamas e della Jihad islamica. 

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