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Israele, Netanyahu incontra il "profeta": chi è l'uomo che aveva previsto l'attacco

David Zebuloni
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Un vecchio generale israeliano di nome Itzhak Brik, aveva previsto ciò che è accaduto il 7 di ottobre, ma nessuno l’aveva ascoltato. I media israeliani si erano presi gioco di lui facendo riferimento alla sua età avanzata e mettendo in discussione la sua lucidità. Il giorno della strage, tuttavia, l'hanno rinominato “il profeta”. D’altronde, lì dove tutti avevano garantito che non ci fosse alcuna minaccia, il veterano aveva gridato che Israele è a un passo da una guerra senza precedenti. Lì dove tutti avevano garantito che Hamas fosse innocuo, il generale aveva segnalato che l'organizzazione terroristica è capace di terribili atrocità. Brik aveva previsto tutto ciò e chiesto ripetutamente di incontrare i vertici del sistema di sicurezza israeliano, spesso mettendosi in ridicolo, risultando folle o, peggio ancora, patetico. La sua richiesta, ovviamente, è sempre stata ignorata.

VOCE AUTOREVOLE
Oggi, per una macabra ironia della sorte, l'unico esperto che il premier Netanyahu abbia accettato di incontrare al di fuori del gabinetto di guerra, è proprio Itzhak Brik. E non finisce qui: il profeta oggi è una vera e propria star in Israele e gode di un rispetto e di una credibilità riservata a pochi eletti nello Stato ebraico. Tanto che alcuni personaggi di spicco, hanno suggerito di sostituirlo all’attuale ministro della Sicurezza. La voce di colui che non voleva essere ascoltato da nessuno, oggi risulta essere l’unica rilevante. Ma passiamo al dunque. Ciò che è stato è stato. Cosa suggerisce oggi Brik? In un’intervista rilasciata a Globes, il profeta inascoltato ha sostenuto che entrare a Gaza con le truppe dell’IDF è uno sbaglio fatale poiché troppo rischioso. «Dobbiamo avere pazienza, isolare Gaza, indebolire Hamas, impedire l’entrata di carburante, aspettare che finiscano tutte le loro munizioni e continuare a colpire dall'alto solo gli obiettivi mirati così da salvaguardare i civili. Così facendo, Hamas alla fine cederà», ha spiegato. Anche a proposito della tensione sul fronte nord, al confine con il Libano, Brik spiega che Israele non deve farsi prendere dalla tentazione di attaccare: "Hezbollah è molto più forte di Hamas, in quanto ha 150,000 razzi pronti e può lanciarne 3,000 al giorno, mettendoci in seria difficoltà. Dobbiamo dunque aspettare, rafforzarci, ripristinare le nostre risorse, preparare a dovere i nostri soldati. Nell'immediato, invece, dobbiamo stabilite un'area sterile, diciamo a un raggio di 500 metri dalla linea di confine. Chiunque si avvicini, deve essere eliminato».

 

 

UNA STRATEGIA 
Il generale conclude esprimendo la sua opinione circa la questione più spinosa, ovvero quella degli ostaggi. «L’opzione di rilasciare i terroristi nelle prigioni israeliane in cambio dei nostri ostaggi, è un'opzione valida. D'altronde, questi assassini trascorrono il loro tempo qui come se fossero all'asilo: mangiano, bevono e studiano. Se li liberiamo tutti, torneranno nei tunnel di Hamas e questa volta saremo in grado di trattarli uno per uno nel modo giusto. Ciò che dico è semplice. Abbiamo 6.000 terroristi nelle nostre prigioni, mentre a Gaza ci sono 40.000 terroristi di Hamas. Se liberiamo i nostri prigionieri, Hamas avrà 46,000 terroristi al posto di 40,000. Non fa molta differenza, poiché gli elimineremo comunque tutti, ma in cambio riavremo indietro i nostri ostaggi», afferma. Una strategia valida secondo alcuni, inattuabile e troppo rischiosa secondo altri. D'altronde, come ben sappiamo, molti degli attuali vertici di Hamas a Gaza, sono proprio gli stessi terroristi rilasciati da Israele a favore dello scambio con l'ostaggio Gilad Shalit nel 2011. All'epoca, il governo Netanyahu aveva rilasciato 1,027 terroristi per riportare a casa un solo cittadino israeliano. Oggi, invece, ci sono a Gaza 239 ostaggi tra i quali neonati, bambini, donne, anziani e disabili. Che il profeta si sia dunque sbagliato questa volta? Oppure, come ha già dimostrato, la sua opinione è sempre giusta anche se impopolare? Presto lo scopriremo. 

 

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