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Thomas ucciso nella spedizione anti-bianchi, la sinistra esulta

Mauro Zanon
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Si chiamano Chaïd Akabli, Ilyes Zazane, Yasir El Moujahid, Nassir Hemaizia, Kouider Maref, Yanis Boukmiri Canel, Fayçal Ramdani e Kais Chorfia gli assalitori che, nella notte tra sabato 18 e domenica 19 novembre, nel piccolo borgo di Crépol, hanno lanciato una spedizione punitiva per accoltellare «dei bianchi», durante la quale ha perso la vita un ragazzo di sedici anni, Thomas Perotto.

Sono i nomi che il governo francese voleva nascondere, come riportato da alcune fonti di sicurezza sentite in forma anonima dal settimanale Valeurs Actuelles, ma che l’esponente del partito sovranista Reconquête Damien Rieu ha reso pubblici venerdì sera su X. «Gérald Darmanin (il ministro dell’Interno, ndr.) voleva tenere nascosti questi nomi. Ognuno sa per quale motivo. Il popolo francese è un popolo lucido. Non potete nascondergli all’infinito le cause della sua sofferenza», ha commentato il presidente di Reconquête, Éric Zemmour. L’autore delle coltellate alla gola e al torace costate la vita a Thomas è Chaïd Akabli, vent’anni, di origini maghrebine come i suoi compagni d’assalto, già condannato a due riprese in passato per furto e porto abusivo di coltello. «Imponendo da domenica l’omertà sulle identità dei terroristi etnici di Crépol, il governo si è comportato da protettore mediatico dell’assassino (Chaïd Akabli) e della sua banda “francese” smascherata», ha reagito su X Ivan Rioufol, giornalista del Figaro. Il sito Fdsouche.com ha postato i messaggi raccapriccianti pubblicati da alcuni utenti che si rallegrano della morte di Thomas, perché sul suo account TikTok condivideva pubblicazioni patriottiche e gli interventi sui talk-show di Jordan Bardella, presidente del Rassemblement national.

 

LO SFREGIO

Ma il peggio è accaduto a Sciences Po Paris, la scuola-fornace delle élite francesi, nota per essere il santuario del pensiero socialista. Sui muri dei vari campus di Sciences Po, il sindacato studentesco Uni, storicamente vicino alla destra gollista, ha affisso questa settimana alcuni manifesti per denunciare la barbarie che ha ucciso Thomas, sui quali campeggia la foto del suo volto e la scritta «le laxisme tue», il lassismo uccide. Peccato che i manifesti in memoria del sedicenne siano stati rapidamente strappati da alcuni militanti di estrema sinistra, come testimoniato da un video pubblicato sui social dall’Uni. «Abbiamo cominciato a attaccare i manifesti verso le 8. Il tempo di fare un giro e di controllare che tutto fosse a posto e ci siamo resi conto che erano stati strappati. Non c’è dunque più alcun manifesto in memoria di questo ragazzo nel nostro istituto. È deplorevole», ha dichiarato Quentin Coton, presidente dell’antenna Uni a Sciences Po. Il sito di opinioni liberali Boulevard Voltaire ha realizzato un reportage a Crépol andando a intervistare il miglior amico di Thomas, che ha confermato il movente razzista dell’attacco.

 

 

 

UCCIDERE I FRANCESI

Il giornalista-reporter Vincent Lapierre ha raccolto invece la testimonianza del padre di una ragazza presente alla festa. «Mia figlia mi ha detto di aver sentito on est venu tuer du céfran (siamo venuti a uccidere dei francesi, ndr.) e lo ha detto ai gendarmi», ha dichiarato il padre. Ma la gendarmeria, dai piani alti della République, ha avuto come consegna di tenere nascosti i nomi degli aggressori per non scioccare l’opinione pubblica. Lunedì, intanto, davanti al Tribunale dei minori di Parigi, compariranno sei adolescenti implicati nell’assassinio del professore di storia e geografia Samuel Paty, sgozzato nel 2020 da un islamista ceceno per aver mostrato le vignette di Charlie Hebdo su Maometto in classe. Fra gli imputati, una ragazzina che aveva 13 anni al momento dei fatti sarà processata per calunnia. È all’origine della menzogna secondo cui Paty aveva invitato gli studenti musulmani ad uscire dalla classe: menzogna che ha fomentato la rappresaglia islamista. 

 

 

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