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Javier Milei aziona la motosega: in Argentina vietato dire "gratis"

Maurizio Stefanini
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Superpoteri al capo dello Stato per permettergli di ridurre il potere dello Stato. Javier Milei ha il gusto del paradosso, a partire dallo slogan “¡no hay plata” – non ci sono più soldi – per un Paese che si trova sul Río de la Plata che letteralmente significa “Fiume di soldi”, oltre che “Fiume dell’argento”.

Bisogna iniziare a accettare il principio che in Argentina ci sono logiche diverse dala nostra. Il progetto governativo, denominato “Legge delle Basi e Punti di Partenza per la Libertà degli Argentini”, si compone di 664 articoli distribuiti su 351 pagine. Il nome pomposo è un omaggio al liberale Juan Bautista Alberdi, ispiratore della Costituzione Nazionale del 1853, quella che secondo Milei fece dell’Argentina il Paese più ricco del mondo, e alla cui logica vuole tornare.

Guillermo Francos, ministro degli Interni, si è recato di persona al Congresso per presentare al presidente della Camera dei Deputati, Martín Menem, il voluminoso progetto, custodito in una scatola di legno con i colori nazionali. Il problema è che il partito di Milei ha solo 38 deputati su 257 e 7 senatori su 72. Per deregolamentare, privatizzare, cambiare il sistema elettorale, modificare le aliquote fiscali e affrontare le prevedibili proteste ha dunque bisogno della ipotesi istituzionale per cui il solo presidente incarna la volontà popolare: un principio di cui in realtà molti presidenti latinoamericani hanno fatto uso e abuso, ma per arrivare a obiettivi di rafforzamento dello Stato opposti ai suoi.

EMERGENZA
I superpoteri di Milei sono esposti nel primo capitolo di una “legge omnibus”, che dichiara «l'emergenza pubblica in materia economica, finanziaria, fiscale, pensionistica, di sicurezza, di difesa, tariffaria, energetica, sanitaria, amministrativa e sociale fino al 31 dicembre 2025», con la possibilità di prorogare tale emergenza per un massimo di ulteriori due anni. Verrebbero così abolite entità come l’Istituto Nazionale Antidiscriminazioni, il Fondo Nazionale delle Arti e l’Istituto del Teatro. Verrebbero privatizzate 41 aziende pubbliche, dalla compagnia aerea Aerolíneas Argentinas alla società petrolifera Ypf e alle stesse Casa de Moneda e Banco Nación. A riprova che la deregulation non sarebbe solo per l’economia verrebbero anche semplificate le procedure per il divorzio, al punto che non sarà più necessario un avvocato o un giudice.

Verrebbe soppresso il sistema delle elezioni primarie obbligatorie, che al momento è un dispendioso doppione delle politiche e presidenziali. Si introdurrebbero lo scrutinio unico e collegi uninominali, in stile anglosassone. Si legalizzerebbe la rivendita dei biglietti per gli eventi sportivi, e verrebbe dato il permesso ai club di calcio di diventare Spa Sportive vendibili a privati (già si dice che il Chelsea ne approfitterebbe per comprare Boca Juniors, Racing Club, Estudiantes, Newell’s Old Boys, Banfield e Lanús). Si istituisce una tassa per l’istruzione universitaria pubblica per gli stranieri senza residenza, che al momento non pagano.

PIQUETEROS
A livello internazionale rimbalza la denuncia che Milei interverrebbe contro il diritto di sciopero, ma in realtà il suo obiettivo è stabilire in modo chiaro e con sanzioni aggravate il reato di blocco delle strade: per smontare definitivamente quel movimento dei piqueteros che dal 2001 ha fatto il bello e cattivo tempo bloccando la circolazione, ed era ormai la base stessa del kirchnerismo.

Ovviamente il permesso di manifestare in piazza senza bloccare il traffico resta, ma bisogna darne comunicazione al Ministero della Sicurezza con 48 ore di anticipo. Sono così proibite le manifestazioni che i sindacati hanno proclamato lo sciopero generale per il 24 gennaio...

Per raccogliere fondi, il governo prevede la regolarizzazione di capitali in cambio di una aliquota. Ci sarebbero poi una moratoria fiscale e la rinuncia dello Stato alla regolamentazione dei prezzi di carburante, gas e petrolio. Nell'Istruzione, un sistema di valutazione generale è istituito nell'ultimo anno della scuola secondaria.

È stata inoltre annunciata una tassa speciale che prenderà il nome di Axel Kicillof: il ministro dell’Economia kirchnerista e ora governatore della Provincia di Buenos Aires che nel 2012 decise la nazionalizzazione della Ypf facendo un errore per cui in seguito a sentenza del giudice di New York Loretta Preska adesso l’Argentina deve versare un risarcimento di 16 miliardi di dollari a un gruppo di fondi di investimento, ovvero tre volte il valore attuale della società.

PUBBLICITÀ INGANNEVOLE
La tassa servirebbe a finanziare l’emissione di un bond perpetuo e a ricordare a tutti gli argentini che «devono pagare ogni anno una certa somma di dollari grazie al mostruoso errore commesso da Kicillof». E si stabilisce anche che «nella pubblicità di benefici o servizi di qualsiasi tipo a livello nazionale, provinciale, municipale e della Città Autonoma di Buenos Aires, liberamente accessibili o frequentati dai cittadini, non si può usare la parola “gratuito” o simili. Deve essere ha chiarito che si tratta di un vantaggio o di un servizio di accesso gratuito pagato dalle tasse dei contribuenti».

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