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Nato-Putin, tira aria di guerra

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Aria di guerra sempre più pesante tra Russia e Nato. Dopo che Bild ha tirato fuori un piano segreto di Putin per fare guerra alla Nato a dicembre, il primo ministro estone Kaja Kallas in una intervista al Times ha detto che i Paesi della Nato hanno dai tre ai cinque anni per prepararsi a un potenziale conflitto militare con la Russia, Putin ha avvertito che «i Baltici minano la nostra sicurezza», la Nato ha risposto mobilitando fino a maggio 90.000 uomini per le sue più colossali manovre dal 1988, adesso anche il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius si è detto sicuro che «Putin un giorno attaccherà un Paese Nato», puntualizzando: «secondo i nostri esperti, potrebbe accadere tra cinque-otto anni». Esponente socialdemocratico, Pistorius ha parlato nel corso di un’intervista che ha rilasciato al quotidiano Der Tagesspiegel. Prima secondo lui «è improbabile», ma bisogna approfittare del tempo che c’è per «scuotere la società».

 


MOMENTO DEMOSTENE Sulla stessa lunghezza d’onda lo spagnolo Josep Borrell, Alto rappresentante dell'Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Anche lui esponente socialista, nel ricevere una laurea honoris causa all’Università di Valladolid ha detto che l’Europa «vive ora un momento Demostene», con riferimento al grande statista ateniese che, oltre 300 anni prima di Cristo, mobilitò i suoi concittadini con i suoi famosi discorsi per difendere l’indipendenza di Atene, davanti alla minaccia dell’imperialismo della Macedonia. «Credo che sia un paragone azzeccato perché ora tocca a noi affrontare l’imperialismo di una grande potenza atomica che non solo minaccia l’Ucraina, ma che è una minaccia esistenziale per l’Unione Europea. Anche se devo riconoscere che non tutti gli Stati membri la vedono così». I tre Stati baltici, intanto, hanno concordato di dotare i loro confini con la Russia e la Bielorussia di «strutture di difesa» per contrastare eventuali minacce militari, nel contesto dell'invasione russa dell'Ucraina: lo ha annunciato il ministero della Difesa estone, comunicando un accordo con i colleghi.

 


Nell’attesa, la Russia deve venire a capo dell’Ucraina, in una guerra ormai bloccata da quasi due anni su un fronte fermo stile Prima Guerra Mondiale. Secondo il Financial Times, sarebbe in preparazione da parte di Mosca una grande offensiva nell'estate del 2024. L'articolo, che cita forze di sicurezza ucraine, scrive che l'obiettivo dell'offensiva potrebbe essere la completa occupazione delle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia. Inoltre, secondo le autorità, non è escluso un altro tentativo di occupare Kharkiv o Kiev. Nel frattempo, però, l’Ucraina punzecchia l’invasore, e ha rivendicato la responsabilità dell'attacco di ieri mattina a un deposito di petrolio nella regione russa di confine di Bryansk. Una fonte dell'intelligence militare ha riferito all'Afp che è stato ha lanciato un drone contro il deposito, in un momento in cui Kiev ha moltiplicato i suoi attacchi al territorio russo per diverse settimane. Giovedì l'Ucraina aveva attaccato un altro deposito di petrolio nel nord della Russia, nella regione di San Pietroburgo.

 


SANZIONI INEFFICACI Sempre l’Ucraina mette in guardia l’Occidente dai buchi nelle sanzioni. «Fino al 95% dei componenti critici di produzione straniera trovati nelle armi russe distrutte in Ucraina provengono da Paesi occidentali», scrive su X il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. Per il rappresentante del governo di Kiev, è ora che le potenze occidentali «prendano sul serio» l'obiettivo di «strangolare la capacità della Russia di produrre armi». Kuleba in ogni caso sottolinea che a mettere in grado l'esercito di Mosca di mantenersi attivo ai livelli attuali è l'azione delle “aziende private” e non certo dei governi. Inoltre, «i componenti esportati in Russia» in grado di aiutare le forze armate del paese aggressore «non sono necessariamente prodotti militari, ma anche prodotti dual-use o prodotti civili, persino elettrodomestici», alcuni componenti dei quali sarebbero riutilizzati in chiave bellica. Dunque, aggiunge Kuleba, «interrompere la fornitura di pezzi di ricambio da parte della Russia richiede sforzi concertati su larga scala sia da parte del settore privato che di quello pubblico. Ma salverà la vita di molti civili in Ucraina e distruggerà la macchina da guerra di Putin».

 

 

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