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Vladimir Putin, il romanzo che aveva previsto tutte le mosse dello Zar

Mikahil Yuryev
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Esce oggi Il terzo impero-La Russia come dovrebbe essere di Mikhail Yuryev (Fanucci editore). È la prima traduzione al mondo di un volume che fu pubblicato perla prima volta in Russia nel 2007 e presto ritirato dal commercio. L’autore, morto nel 2019 all’età di 60 anni per cause sconosciute, nel 2018 curò una seconda edizione, che ora viene stampata in Italia. Un romanzo che anticipa con inquietante precisione le mire espansionistiche di Vladimir Putin. Per anni introvabile, pare che il presidente della Federazione Russa ne abbia fatte stampare 15mila copie solo per il Cremlino e che sia stata poi negata la distribuzione “perché troppo rivelatore e anticipatore”. Per concessione dell’editore Fanucci, pubblichiamo ampi stralci della prefazione.

Sono passati dieci anni dalla pubblicazione della prima edizione del Terzo impero. Per certi versi gli eventi di quegli anni sono stati in linea con lo scenario descritto nel libro, per altri no. E anche dal punto di vista delle previsioni sul futuro del Paese, questi ultimi anni hanno fornito ampi spunti di riflessione. A questo proposito, molti lettori che mi hanno chiesto di ripubblicare Il terzo impero mi hanno suggerito di prendere in considerazione alcune correzioni, di “dare una sistemata” al testo, di creare una sorta di versione 2.0. Riflettendoci, ho scartato l’idea: dopotutto il libro è un’opera finita. Bello o brutto Dio lo sa, non si può discutere sul gusto. E un libro che modifica il corpo principale da un’edizione all’altra, come un vignettista potrebbe cambiare i colori della pelle, è una sorta di profondo postmodernismo; un libro non è un gioco per computer, dopotutto. Né questi dieci anni (così come gli eventi che sono accaduti o meno nel frattempo) hanno cambiato la mia visione della realtà circostante e dei meccanismi nascosti del suo sviluppo. Non è successo nulla che non rientrasse nella mia visione del mondo, né è rimasto irrealizzato qualcosa che, secondo la mia concezione,doveva realizzarsi con una certezza vicina al cento percento. Mi limiterò quindi a commentare le differenze tra il processo storico-reale dell’ultimo decennio e quello predetto, e commenterò anche brevemente ciò che, dall’alto delle mie conoscenze odierne, cambierei riguardo all’immagine ideale della Russia del futuro a cui dovremmo aspirare. 

 

LE RIFORME
La principale differenza tra gli eventi descritti in Il terzo impero e la situazione reale è la riluttanza del presidente Putin a lanciare riforme efficaci. Più precisamente: la riluttanza ad avviare la progettazione e la costruzione di una nuova grande Russia; le riforme non sono altro che uno strumento. E al momento della stesura del libro (2004-2005), sembrava che il presidente avesse imboccato questa strada: l’abolizione dell’elezione dei governatori e il ripristino della verticale del potere, il caso Yukos, la manifestazione del potere statale eccetera. Ma la cosa più importante era la sensazione che si percepiva dal cambio di atmosfera: stavamo mettendo fine al piagnisteo liberale e stavamo iniziando a costruire un grande Paese, per la terza volta nella nostra storia. Anche se attraverso meccanismi di mercato, anche se sulla base della democrazia stavamo iniziando in tutte le sfere della vita sociale, dall’economia all’educazione. Ma non è accaduto. Come si suol dire, la montagna ha partorito un topolino. Per l’esattezza è accaduto, ma solo nella politica estera (nel senso ampio del termine), e quindi negli affari mondiali, nella costruzione militare e nel necessario sviluppo del complesso industriale della difesa. Qui i progressi e i risultati sono impressionanti, grazie a Dio. Per il resto, silenzio. 

 

Il motivo per cui ciò è successo non lo capisco ancora oggi, soprattutto se teniamo conto dei drammatici cambiamenti della posizione del nostro Paese sulla scena mondiale. Perché il presidente Putin è un uomo di grande intelligenza, questo non può essere messo in dubbio. Come può non capire che nessun esercito può vincere senza un’economia ben sviluppata e innovativa? Un’economia che renda il Paese immune dagli strumenti della guerra economica – una guerra che è già in corso e che continuerà in futuro –, dalla sottrazione di fondi finanziari, dal blocco commerciale, dall’abbandono dell’alta tecnologia e da altre sanzioni. (...). È impossibile che una persona intelligente non capisca ciò che era già noto ai politici dell’antichità. Forse il presidente pensa che gli attuali approcci all’economia possano provvedere a tutto questo. No, non è così. A prescindere dalle teorie, c’è l’esperienza reale degli ultimi due anni di altrettante squadre liberali che, senza interruzioni, hanno gestito la nostra politica economica (in realtà sono venticinque, che Dio ce ne scampi). 

Il risultato è pietoso. Anche nella lotta all’inflazione, che erroneamente pensano sia l’obiettivo principale della loro attività, hanno perso miseramente. Allora perché Putin si è ritirato dalla gestione dell’economia e ne ha lasciato la guida a persone che avevano già dimostrato la loro incompetenza manageriale? Così crolleremo! Perché il presidente si comporta in questo modo? Non lo so. Non ne ho la più pallida idea (...). Per il resto, la crisi economica del 2010 in Occidente descritta dall’autore, che si sta trasformando in una crisi mondiale, in realtà si è verificata circa un anno e mezzo prima. Ma non si è rivelata cosìdevastante come previsto. Il motivo è che le élite dell’Occidente, in primis degli Stati Uniti, hanno dimostrato di saper gestire le crisi con discreta professionalità. Ma non è ancora finita; mi sembra che sia passata solo la prima fase calda della crisi e che ce ne saranno di prossime. Penso che la parte più interessante debba ancora venire. 

LA GUERRA
E se così fosse, forse gli eventi fondamentali della politica mondiale si presenteranno esattamente come vengono prospettati nel libro, solo ben ottanta anni dopo. Forse è proprio qui la causa principale del ritardo di un vero cambiamento nel nostro Paese. Anche in questo caso, non sappiamo ancora come funzionano le leggi della Storia. Ma del fatto che il mondo sia nel mezzo della gestazione di una nuova guerra mondiale e che il momento si stia avvicinando mi sono convinto sempre di più negli ultimi dieci anni. Così come del fatto che il pilastro di questa guerra sarà il conflitto tra Russia e Occidente. E la Russia in questo confronto si troverà probabilmente senza alleati, per quanto possa essere amaro ammetterlo,proprio come nella Guerra di Crimea. Vorrei sperare in un esito diverso. Passiamo ora all’immagine ideale del nostro Paese, verso laquale dovremmo tendere, che è, di fatto, l’argomento del libro. Letto il testo dopo una pausa di dieci anni, non ho trovato nulla di cui ho una visione fondamentalmente diversa. Be’, tranne che in alcune parti, ovviamente. Con un’eccezione...

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