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Patto di stabilità, via libera dall'Europarlamento. Il Pd si astiene, Gentiloni: "Politica interna"

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"Abbiamo unito la politica italiana". È ovviamente una battuta quella fatta dal commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni per commentare l'esito della votazione a Strasburgo sulla riforma del Patto di Stabilità, ma la sostanza è quella: tutti gli europarlamentari italiani di Forza Italia, della Lega, di Fratelli d'Italia e del Pd si sono astenuti al momento del voto; mentre i cinquestelle hanno votato contro la riforma della governance economica dell'Ue. Nel punto stampa dell'Eurocamera Gentiloni, che aveva firmato la prima proposta del Patto di Stabilità, torna serio per spiegare che i dem "si sono astenuti più per ragioni di politica interna". 

 

A spiegare meglio la scelta del Pd ci ha pensato Brando Benifei, capodelegazione degli Eurodeputati dem al Parlamento Europeo: la decisione di astenersi e non appoggiare la riforma è stata "una scelta politica complessa perché in dissenso rispetto alla posizione di altre delegazioni dei Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo". "Lo abbiamo fatto", chiarisce il dem, "perché riteniamo che il testo uscito dal negoziato con il Consiglio sia eccessivamente peggiorativo non soltanto rispetto alla proposta originaria del Commissario Gentiloni che abbiamo sostenuto, ma anche della posizione del Parlamento Europeo, specialmente se guardiamo agli interessi dell'Italia". Il capodelegazione del Pd, però, fa notare anche che "l'astensione di tutte le forze politiche della maggioranza di centrodestra al Parlamento europeo ha del clamoroso, sconfessando ufficialmente l'operato del governo Meloni e del Ministro Giorgetti, che, puntualizza, "dovrebbe trarne le conseguenze del caso". "Sono stati evidentemente incapaci di difendere nel negoziato l'interesse del nostro Paese", ha concluso Benifei. 

 

 

 

Da parte loro gli eurodeputati di Fratelli d'Italia (il copresidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo Nicola Procaccini, il capodelegazione di Fratelli d’Italia a Bruxelles Carlo Fidanza e l’eurodeputato di FdI Denis Nesci componente della commissione Econ) spiegano invece che la loro astensione sia stata dettata dal fatto che nel Patto di Stabilità, "seppur migliorato rispetto alla proposta iniziale grazie al lavoro del governo", "sono presenti ancora alcuni punti critici fortemente voluti dai cosiddetti Paesi frugali, come la salvaguardia di sostenibilità del debito che comporterà meno flessibilità di quella attesa, nei prossimi anni". 

 

I "fratelli d'Italia" europei si dicono soddisfatti comunque che "il Governo italiano sia riuscito a inserire nel Patto lo scorporo del cofinanziamento e la clausola transitoria, che consentono nel primo ciclo di applicazione, di attenuare o rinviare parzialmente le correzioni di bilancio richieste". "Complessivamente", puntualizzano, "la riforma del Patto manca di quel coraggio indispensabile a cambiare un modello economico ancora troppo legato all’austerity". "Sarà priorità del nostro impegno, nella prossima legislatura", promettono Procaccini, Fidanza e Nescei, "lavorare come maggioranza di centrodestra, ad una modifica sostanziale del Patto, che tenga conto delle esigenze finanziarie degli Stati membri attraverso un approccio che vada nella direzione di una maggiore flessibilità”.  Il regolamento che istituisce il nuovo "braccio preventivo" del Patto di stabilità e crescita è stato approvato con 367 voti a favore, 161 voti contrari, 69 astensioni. Ora il Consiglio deve dare la sua approvazione formale ai provvedimenti. Una volta adottati, entreranno in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale. Gli Stati membri dovranno presentare i loro primi piani nazionali entro il 20 settembre 2024.

 

 

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