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Ilaria Salis, l'Ungheria: "Vogliamo revocare l'immunità", il caso si complica

Daniele Dell'Orco
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L’Ungheria non si arrende e promette battaglia contro Ilaria Salis ancor prima della notifica della proclamazione ad europarlamentare. Il capo di gabinetto del governo di Budapest, Gergely Gulyás, parlando in conferenza stampa, ha fatto sapere che lo Stato ungherese chiederà di revocarle l’immunità: «È composta di due elementi: l’immunità e l’inviolabilità. Inviolabilità significa che il procedimento può continuare quando e se la persona non gode dell’immunità o le è stata revocata. Quindi - ha specificato- l’autorità ungherese competente dovrebbe chiedere al Parlamento europeo la revoca dell’immunità». In quel caso, la maggioranza degli onorevoli sarà chiamata a votare perla revoca, e «il procedimento penale potrà continuare durante il mandato dell’eurodeputata. In caso contrario potrà proseguire al termine del mandato». Gulyás ha lanciato due ammonimenti. Il primo all’Italia: «Mandare un criminale al Parlamento europeo non fa bene né al Parlamento europeo né agli elettori». Il secondo all’Europa: «Se un’ampia maggioranza del Parlamento non ritiene accettabili gli abusi fisici e non vuole lasciare impunito questo tipo di grave crimine, allora revocherà l’immunità».

Immediata la replica del padre di Salis, Roberto: «Non stupisce. In caso contrario avrebbero ammesso che si tratti di capi d’accusa strumentali. Intanto serve la proclamazione, così Ilaria sarà libera». Secondo i magistrati magiari Salis sarebbe parte di una banda, la Hammerbande, basata in Germania, che a volto coperto organizza agguati con manganelli e martelli contro quelli che ritiene essere “neonazisti”, come quelli aggrediti a Budapest nel febbraio 2023. Oltre all’appartenenza a questa banda, le viene mossa l’accusa di lesioni gravi. Dopo quasi un anno di carcere, il 29 gennaio 2024 Salis era comparsa in Tribunale per la prima udienza con catene e schiavettoni. Fu allora che Alleanza Verdi-Sinistra scelse di candidarla. Salis, che si è dichiarata non colpevole ed ha rifiutato di patteggiare 11 anni, ne rischia 24 (8 per lesioni, 8 per organizzazione criminale; cumulati, sono maggiorati del 50%).
Dopo aver ottenuto gli arresti domiciliari, il 24 maggio, nella terza udienza, erano stati sentiti due degli aggrediti, che però nelle loro testimonianze non hanno riconosciuto nessuno degli aggressori. Per questo, diventano cruciali le prove video riprese dalle telecamere a circuito chiuso che l’accusa sostiene di avere, sia per la sua eventuale condanna e vieppiù per la revoca della sua immunità funzionale da parlamentare.

 


Questa, stando al “Protocollo 7” del Trattato di funzionamento dell'Ue, può essere tolta infatti solo nel caso in cui venisse dimostrata la flagranza in un reato grave. Tuttavia, la difesa della Salis sostiene di non aver mai avuto accesso ai video né ad accuse formali tradotte in italiano. Se vuole provare a spuntarla, l’Ungheria dovrà allegare queste prove nella relazione da presentare alla Commissione parlamentare europea che valuterà il caso Salis. Questa, vagliata la fondatezza della richiesta, sottoporrà la revoca al giudice ultimo: il voto del Parlamento.

 

 

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