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Kursk, l'inutile controffensiva russa: il giorno più nero per Vladimir Putin

Amedeo Ardenza
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La località era corretta: Doha. Il tema della notizia anche: negoziati di pace. Secondo Maria Zakharova, però, i protagonisti erano quelli sbagliati. Perché nella capitale del Qatar si negozia, eccome, fra israeliani e palestinesi. La portavoce del Cremlino ha invece smentito quanto rivelato dal Washington Poste rilanciato in Italia da Il Fatto Quotidiano: ossia che l’incursione ucraina nella regione russa di Kursk avrebbe fatto deragliare i colloqui Mosca-Kiev relativi agli attacchi contro obiettivi energetici. «Nessuno ha interrotto nulla perché non c’era nulla da interrompere», ha affermato Zakharova aggiungendo, «non ci sono stati negoziati diretti o indiretti tra la Russia e il regime di Kiev sulla sicurezza delle infrastrutture critiche civili».

Parole che smontano la ricostruzione del Washington Post basata su “soffiate” di fonti diplomatiche. Secondo una di queste il negoziato sarebbe ora sospeso in attesa di un’affermazione russa sul campo: Vladimir Putin non darebbe luce verde ai colloqui in una fase in cui la Russia appare sulle difensive dopo la zampata ucraina. Ieri Vyacheslav Gladkov, governatore dell’oblast russo di Belgorod (che confina con quello ucraino di Kharkiv), ha confermato gli attacchi ucraini contro 30 villaggi dell’oblast. Nell’incursione almeno quattro civili sono rimasti feriti e alcune infrastrutture energetiche regionali danneggiate. Le forze armate ucraine hanno da parte loro rivendicato la semidistruzione di un secondo ponte sul fiume Sejm nell’oblast russo di Kursk (a nordovest di Belgorod) vicino alla zona in cui le unità militari a terra hanno preso il controllo dei territorio russo. Il ponte si trova vicino all’insediamento di Zvannoe, a pochi km dal confine fra l’oblast di Krusk e quello ucraino di Sumy, dove venerdì scorso era stato distrutto un altro ponte. Il secondo ponte colpito sarebbe ancora in piedi ma con un largo buco al centro. Le forze armate ucraine hanno aggiunto che i militari russi intervenuti per rispondere all’incursione nel territorio di Kursk «sono in difficoltà e rischiano di cadere in una sacca, avendo come uniche alternative la resa o il ritiro: in questo secondo caso lascerebbero libera una vasta porzione di territorio».

 

 

 

Le forze russe hanno rivendicato di aver preso il controllo del villaggio di Sviridonovka ed eliminato oltre 500 militari ucraini. In più secondo la Cnn, Vladimir Putin starebbe tentando di rafforzare le difese nella zona di Kursk e avrebbe dirottato nella regione migliaia di truppe provenienti dai territori ucriani occupati dai soldati di Mosca. Sempre la Russia fa sapere di aver conquistato un altro villaggio nel Donetsk.

Intanto, il premier della Bielorussia Lukashenko ha avvertito: «Se l’Ucraina non accetterà i negoziati, verrà distrutta da Mosca». Inoltre ieri mattina la Russia ha anche lanciato missili balistici e da crociera Iskanader-K contro Kiev. L’amministrazione militare della capitale ucraina ha reso noto che i missili sono stati intercettati alla periferia della città e che non ci sono state né vittime né danni a beni. Quello delle scorse ore è il terzo attacco russo contro Kiev da agosto. La regione si scalda intanto anche più a ovest: ieri il presidente della Bielorussia, Aleksander Lukashenko, ha denunciato come le forze di Kiev avrebbero dispiegato più di 120mila militari ai confini con la Bielorussia.

 

 

 

A sua volta, Minsk ha inviato formazioni militari lungo l’intero confine che, sempre secondo Lukashenko, è stato minato “come non mai" e che le forze di Kiev soffrirebbero ingenti perdite se cercassero di varcarlo. L’autocrate bielorusso ha anche ripreso a parlare di sue dimissioni imminenti, lo aveva già fatto nel 2020, e di come i bielorussi debbano abituarsi all’idea. Lukashenko è al potere dal 1994.

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