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Germania, Bjorn Hocke avanti in tutti i sondaggi: l'uomo che terrorizza Berlino

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L'estrema destra tedesca ha la sua star ed è Bjorn Hocke, leader di Alternativa per la Germania (AfD) nel land della Turingia. Deve la sua celebrità a provocazioni calcolate e una strategia che ha portato l'intero gruppo su posizioni sempre più estreme. L'immunità parlamentare gli è stata revocata sette volte e ha buone probabilità di ottenere un successo elettorale nel land in cui si voterà domenica e dove l'AfD è nettamente in testa nei sondaggi.

Parte del discorso dell'AfD si concentra sul rifiuto dell'immigrazione e ora il partito sta cercando di sfruttare il recente attacco di Solingen in cui tre persone sono state pugnalate a morte da un richiedente asilo. "Hocke o Solingen", si legge sui social network dell'AfD mentre si intensifica il dibattito sull'immigrazione. Da quando è entrato in politica nel 2013, Hocke ha portato avanti una sorta di crociata contro i partiti e i media tradizionali - non rilascia quasi mai interviste - e talvolta i suoi discorsi pubblici sono accusati di sfiorare il revisionismo storico. Evita anche i forum in cui deve confrontarsi con gli avversari e così, ad esempio, ieri ha annunciato che non parteciperà all'ultimo dibattito televisivo adducendo "motivi di salute".

 

 

 

Nato nell'aprile del 1972 a Lunen, dove i suoi nonni erano arrivati dopo essere stati deportati dalla Prussia orientale. ha avuto un'infanzia segnata dalla nostalgia per la patria perduta. Il padre era abbonato alla rivista ultraconservatrice Junge Freiheit e alla rivista Der Bauernschaft, più volte censurata a causa di posizioni apertamente antisemite. Durante gli studi sviluppò una vera ossessione per i bombardamenti alleati di Dresda del 1945, sui quali tornerà regolarmente. Durante i suoi giorni da studente - dopo il servizio militare ha studiato storia per andare a insegnare - si tenne relativamente lontano dalla politica e le sue prime dichiarazioni politiche furono lettere ai giornali quando era insegnante in un liceo.

In una di esse, del 2006, lamentava una presunta "dittatura dell'opinione", in un'altra affermava che l'obiettivo dei bombardamenti di Dresda era stato solo quello di uccidere quanti più tedeschi possibile prima della fine della guerra, una posizione in linea con quella di revisionisti alla David Irving. Nel 2008, trasferitosi con la famiglia a Bornhagen, in Turingia, entrò in contatto con il leader del Partito democratico tedesco (NPD), il noto neonazista Thorsten Heise. In seguito avrebbe affermato che il suo rapporto con Heise era superficiale e che era dovuto solo al fatto che i loro figli frequentavano la stessa scuola. L'Ufficio federale per la protezione della Costituzione (BfV) è tuttavia convinto che Hocke abbia scritto per le pubblicazioni gestite da Heise sotto lo pseudonimo di Landof Ladig.

 

 

 

Un altro attore chiave nel processo di politicizzazione e radicalizzazione di Hocke è stato un personaggio curioso chiamato Gotz Kubischek, proprietario della casa editrice Antaios dove diffonde letteratura di estrema destra. Kubitschek vedeva nell'AfD una buona piattaforma per la propria agenda politica euroscettica cui poi Hocke affiancò il rifiuto dell'immigrazione. Quando il fondatore del partito, Bernd Lucke, propose di allontanare dal partito coloro che si avvicinavano a movimenti come i Patrioti europei contro l'islamizzazione dell'Occidente (Pegida) o il Movimento Identitario, Hocke rispose con la cosiddetta Dichiarazione di Erfurt, firmata anche dall'allora leader del partito in Sassonia Anhalt Andreé Poggeburg, il cui testo fu ideato dallo stesso Kubitschek. Quella dichiarazione segnò l'inizio della fine per Lucke come leader del partito e un momento chiave nella radicalizzazione dell'AfD. Ora, l'ala più radicale del partito è sull'orlo di un grande successo elettorale, anche se la possibilità di far parte del governo in Turingia o in Sassonia è remota, a causa del rifiuto degli altri partiti di allearsi con l'estrema destra.

Resta comunque uno spauracchio politico, sociale e culturale per la Cdu e soprattutto tutti quei partiti, dai socialdemocratici ai verdi fino alla ultra-sinistra, che si considerano sentinelle anti-fasciste della democrazia tedesca ma che sempre più spesso vengono sopravanzanti alle urne.

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