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Olanda, il governo chiude ai migranti: "Stop alle domande d'asilo"

Amedeo Ardenza
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L’approccio è molto pragmatico: «Stiamo adottando misure per rendere i Paesi Bassi il meno attraente possibile per i richiedenti asilo». Parole pronunciate dalla ministra olandese per l’Asilo e la Migrazione Marjolein Faber del Partito per la Libertà (Pvv) di Geert Wilders, il più votato alle elezioni dello scorso novembre. Ci sono voluti cinque mesi ai partiti del regno di Guglielmo Alessandro per dare vita a un governo. Finalmente, lo scorso luglio ha giurato da primo ministro Dick Schoof: 67anni, indipendente, ex capo dei servizi segreti olandesi con la fama di “duro” con gli immigrati, Schoof ha formato una coalizione fra il Pvv, i conservatori (Pvdv) del ex premier Mark Rutte, i cristiano sociali dell’Nsc e il partito dei contadini (Bbb). In vista della presentazione della sua prima legge di bilancio, l’esecutivo ha illustrato i piani per i mesi a venire. Come auspicato dal Pvv, il capitolo migrazioni gioca un ruolo fondamentale. «Gli elettori ci hanno dato un chiaro mandato. Dobbiamo cambiare rotta e ridurre immediatamente l'afflusso (di richiedenti asilo).

Per questo motivo sto presentando la politica di asilo più rigorosa di sempre», ha scritto ancora la ministra Faber su X. «Non possiamo continuare a sopportare un grande afflusso di migranti nel nostro Paese», le ha dato man forte Schoof in conferenza stampa. L’agenda del governo include misure quali: il rafforzamento dei controlli alle frontiere; la dichiarazione dell’“emergenza asilo” per adottare nuove misure d’emergenza (senza cioè l’approvazione dei due rami del Parlamento); limitare sia il ricongiungimento famigliare ai soli minorenni sia il numero di ricorsi esperibili dall’asilante la cui domanda di protezione sia stata respinta; rendere gli alloggi destinati agli asilanti “più basilari”; non concedere il permesso di soggiorno in modo automatico ai rifugiati con il diritto di asilo ma al contrario rimpatriarli laddove la loro nazione di origine sia diventata nel frattempo un “Paese sicuro”.

 

 

E ancora: cancellare le leggi che impongono alle autorità locali di assumere un determinato numero di profughi e favorire l’insegnamento in olandese nelle università limitando il numero degli stranieri. Ciliegina sulla torta, il governo di Amsterdam chiederà al più presto a Bruxelles di essere escluso dalle politiche comuni sulle migrazioni, esercitando quello che in gergo viene definito opt-out. La Commissione, che non ha ancora ricevuto una comunicazione ufficiale da parte del governo Schoof, non ha commentato. Il portavoce dell’Ue Eric Mamer ha tuttavia ricordato che in Europa gli opt-out si negoziano durante il processo legislativo anziché imporli a cose fatte: «Abbiamo adottato la legislazione, non si rinuncia alla legislazione adottata nell'Ue, questo è un principio generale».

Decisamente meno drastico l’approccio del governo tedesco guidato dal cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz. Ieri la ministra federale degli Interni, Nancy Faeser, ha firmato un accordo globale di partenariato sulla migrazione e sulla mobilità con il Kenya davanti al presidente del paese africano William Ruto e al cancelliere Scholz. In una Germania che ha fame di manodopera qualificata – servono 400 mila lavoratori esperti l’anno – l’accordo prevede da un lato il rafforzamento della migrazione regolare di chi abbia i titoli e l’esperienza necessaria per ottenere un posto di lavoro, dall’altro un rientro più rapido dei kenyioti senza un titolo per restare sul suolo tedesco. «Vogliamo imporre in modo coerente il rimpatrio delle persone senza diritto di soggiorno: questa è una componente importante per limitare la migrazione irregolare.

D’altro canto, vogliamo attrarre lavoratori qualificati, di cui abbiamo urgentemente bisogno in molti settori della nostra economia. Stiamo anche aprendo ulteriori opportunità di formazione professionale o di studio in Germania», ha affermato Faeser. Il Kenya è il primo Paese dell'Africa sub-sahariana ad accettare l'identificazione delle persone destinate all’espulsione attraverso il confronto dei dati biometrici. Inoltre, i passaporti e le carte d'identità scaduti saranno accettati come documenti di viaggio per consentire il rimpatrio mentre verrà estesa la validità dei documenti sostitutivi dei passaporti. Delle procedure di rimpatrio hanno discusso anche il leader dell’opposizione in Spagna Alberto Núñez Feijóo del Partito popolare e il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis del partito conservatore Nuova Democrazia che lo ha ricevuto ad Atene: «Vogliamo un’alleanza europea contro l'immigrazione irregolare».

 

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