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San Paolo, "non sei uomo!". E il rivale gli lancia la sedia: il dibattito fra candidati finisce in rissa

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Democratici contro nazionalisti, "moderati" contro eversivi. Sono le dicotomie della politica del nostro tempo, ben rappresentate dallo scontro per le presidenziali americane che vede il candidato Donald Trump battagliare con Kamala Harris. A conti fatti, però il termine "moderato" non sempre denota il carattere mansueto di un esponente politico. Il tycoon, che viene considerato un pericoloso tiranno, ha subito negli ultimi mesi due attentati sulla sua persona. Il primo - forse quello più pericoloso - non è andato a segno per questione di centimetri. Il secondo, invece, denota una preoccupante ondata d'odio nei suoi confronti alimentata anche dai toni accesissimi a cui ci hanno abituati Joe Biden e la sua vicepresidente. Il ragionamento è lineare: Trump è una minaccia per la democrazia, quindi per salvare la nostra società è necessario sbarazzarci di lui. Anche con la forza.

Ma gli echi di questo scontro tra le cosiddette "forze del bene" e gli altri arriva anche in altre zone del mondo. Come in Brasile dove un semplice dibattito tra due candidati per la posizione di sindaco di San Paolo è sfociato in una rissa da bar. Pablo Marcal, considerato ultra-nazionalista - ha sfidato l'avversario centrista José Luiz Datena, ricordandogli che durante la campagna elettorale aveva minacciato di picchiarlo: "Sai solo parlare, non arrivi mai ai fatti, non sei abbastanza uomo per farlo".

 

 

Datena, da buon "moderato", ha pensato bene di scagliarli addosso una sedia, prima di essere allontanato dagli assistenti di studio e dalla sicurezza. Intanto Marcal ha riportato una frattura di una costola. L'intera sequenza ha fatto il giro dei social, compresa la corsa in ambulanza verso l'ospedale e la diagnosi dei medici.

 

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