Emmanuel Macron stranamore alla guerra nucleare

Il piano francese di difesa europea proposto dal galletto: tutte le storture della ricette atomica
di Albert Doinelgiovedì 15 maggio 2025
Emmanuel Macron stranamore alla guerra nucleare
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Aerei da caccia francesi Rafale armati di bombe nucleari in territorio europeo per compensare il progressivo disimpegno americano nel Vecchio continente? È l’idea che il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha lanciato martedì sera durante un’intervista a Tf1, dopo aver minacciato nuove sanzioni alla Russia se il Cremlino non accetterà il cessate il fuoco di 30 giorni in Ucraina. Sollecitato dai giornalisti presenti in studio sull’estensione dell’ombrello nucleare francese agli altri 26 stati membri dell’Unione europea, Macron ha risposto con queste parole: «Siamo pronti ad aprire questa discussione. Definirò il quadro in modo molto specifico nelle prossime settimane e nei prossimi mesi». E ha aggiunto: «C’è sempre stata una dimensione europea nella deterrenza nucleare».

L’apertura di un “dibattito strategico” sull’ombrello francese a protezione dell’Europa, in sostituzione di quello americano, era già stata messa sul tavolo da Macron a inizio marzo durante un discorso alla nazione. Ma martedì sera l’inquilino dell’Eliseo ha fatto un ulteriore passo in avanti, dicendosi pronto a dispiegare in Europa aerei francesi dotati di armi nucleari (si tratterebbe di missili terra-aria a medio raggio Asmpa-R, un’arma supersonica in grado di trasportare testate nucleari, provati lo scorso anno nel quadro dell’operazione Durandal). E affermando, soprattutto, di averne già parlato esplicitamente con la Polonia, con cui ha appena firmato un trattato di cooperazione su difesa, nucleare e mutua assistenza in caso di attacco (il Trattato di Nancy, firmato lo scorso 9 maggio nel giorno della Festa dell’Europa).

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«Gli Stati Uniti hanno bombe nucleari stoccate su aerei in Belgio, Germania e altri Paesi europei», ha dichiarato l’inquilino dell’Eliseo, secondo cui la difesa degli «interessi vitali» non può più essere pensata solo in termini nazionali: deve essere europeizzata. Macron, durante l’intervista, ha posto tuttavia tre condizioni all’ipotesi di condivisione della deterrenza: «La Francia non pagherà per la sicurezza di altri», il potenziale dispiegamento di Rafale francesi dotati di armi nucleari negli altri Paesi europei «non avverrà a spese di ciò di cui (la Francia) ha bisogno» e infine «la decisione finale spetterà sempre al presidente della Repubblica, il capo delle forze armate». Il progetto del presidente francese suscita parecchi interrogativi, sia in patria dove l’idea di condividere la force de frappe non è digerita né dalla destra né da una certa sinistra («Non possiamo associarci ad altri paesi che non hanno la capacità nucleare», dichiarò a marzo l’ex capo dello Stato socialista François Hollande), sia all’estero, perché scimmiotterebbe il dispiegamento di analoghi aerei americani dotati di bombe di tipo B-61, creando un doppione con la Nato. Fra l’altro senza prevedere la partecipazione di militari stranieri all’arsenale francese, come invece accade col nuclear sharing americano aperto anche a militari italiani. Macron, a differenza degli Stati Uniti, propone dunque il dispiegamento di aerei francesi già armati, mantenendo un controllo più diretto sull’arsenale: una distinzione non solo tecnica, ma che riflette l’approccio francese alla sovranità nucleare.

L’annuncio di Macron ha fatto prontamente reagire Mosca. «La proliferazione delle armi nucleari in Europa non contribuirà alla sicurezza e alla stabilità del continente europeo», ha dichiarato ieri ai giornalisti il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, prima di aggiungere: «Ora l’intero sistema di stabilità strategica e di sicurezza si trova in uno stato deplorevole per ragioni comprensibili». L’apertura di Macron potrebbe infine essere guidata da considerazioni economiche, oltre che strategiche. Il mantenimento della force de frappe comporta costi crescenti – 50 miliardi di euro previsti nei prossimi otto anni – che Parigi potrebbe voler condividere con gli altri Paesi europei.