Usa, dov'erano i giudici quando Joe Biden metteva i dazi?

Un tribunale federale ha dichiarato che Trump non può imporre unilateralmente queste tariffe sulla base dell’International Emergency Economic Powers Act del 1977
di Costanza Cavallivenerdì 30 maggio 2025
Usa, dov'erano i giudici quando Joe Biden metteva i dazi?
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Un tribunale federale di cui tutti abbiamo dovuto googlare il nome – Court of International Trade, Corte del Commercio Internazionale – ha dichiarato che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump non può imporre unilateralmente i dazi sulla base dell’International Emergency Economic Powers Act del 1977, legge che conferisce al presidente il diritto di regolamentare il commercio durante le emergenze nazionali (in questo caso, il traffico del fentanyl). Il collegio, composto da tre giudici (nominati rispettivamente da Reagan, da Obama e Trump) e che ha giurisdizione sulle “azioni civili derivanti dalle leggi doganali e sul commercio internazionale degli Stati Uniti”, ha abbattuto e uno dei muri portanti dell’agenda politica dell’amministrazione.

E non soltanto i giudici hanno sentenziato, a fagiolo, nel momento in cui fervono i negoziati tra le due sponde dell’Atlantico, ma si sono assunti anche onere e onore di spingere, ancor di più, nei marosi dell’incertezza chi, con i dazi, è costretto a lavorare. L’amministrazione non farà marcia indietro: ha ottenuto una sospensione in appello e arriverà alla Corte Suprema. Nel frattempo, le aziende penseranno di poter tirare un sospiro di sollievo o proseguiranno nel riorganizzarsi per far fronte alle gabelle? Si fermeranno in attesa di sviluppi? Si prepareranno a dazi nuovi, nel caso in cui quelli stabiliti il Liberation Day dovessero essere definitivamente annullati?

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Al di là del potere dell’autorità giudiziaria, unico guardrail che funziona e che proprio per questo rischia di esondare, solo il Congresso potrebbe, con una risoluzione congiunta, porre fine agli azzardi commerciali del presidente. E questo perché l’inquilino di Pennsylvania Avenue esercita il potere esecutivo, ma non quello legislativo, che compete invece al Congresso. Potere esecutivo e legislativo sono autonomi, e la Costituzione americana parla infatti di «dualismo paritario». Negli ultimi decenni il Congresso ha in gran parte delegato la sua autorità (e responsabilità) al ramo esecutivo. Nel 2016 Trump ha sfruttato appieno la debolezza del Congresso per imporre, per esempio, dazi alla Cina. E Biden ha proseguito nella scia del predecessore (all’epoca la Corte del Commercio internazionale dov’era?).

Ma il Liberation Day è stata un’iperbole persino per Trump. Due settimane fa, l’ex vicepresidente Mike Pence ha esortato il Congresso a riaffermare la propria autorità costituzionale proprio per far fronte alla politica commerciale di Trump. «La Costituzione dà il potere al Congresso di imporre e riscuotere tasse, dazi, imposte, accise» e di «regolare il commercio con le nazioni straniere», ha dichiarato Pence, «accolgo con favore la sospensione di 90 giorni ma la verità è che, se avessimo aderito all’intento dei Fondatori nella Costituzione, gli arresti e le ripartenze della scorsa settimana non sarebbero mai potuti accadere».

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La decisione (seppur politica) della Corte dimostra quanto i dazi di Trump siano soggetti agli eventi. E già l’avevano dimostrato le pressioni di Wall Street. «Stiamo pianificando di aumentare le tariffe di 3 trilioni di dollari nel prossimo decennio e voi vi affidate all’IEEPA Act? E il Congresso non promulgherà leggi in merito?», ha domandato su X Charles Benoit, consulente commerciale della Coalition for a Prosperous America, un gruppo commerciale bipartisan che rappresenta i produttori e i lavoratori nazionali degli Stati Uniti, «È una pessima idea».

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