Troppi giovani francesi odiano la Francia: integrazione fallita

Per i "barbari" ogni occasione diventa un’opportunità di far sentire la loro voce, che non è certo né di festa né di allegria.
di Annalisa Terranova lunedì 2 giugno 2025
Troppi giovani francesi odiano la Francia: integrazione fallita
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Emmanuel Macron esultava su “X” parlando di giornata di gloria grazie alla vittoria sull’Inter del Paris Saint-Germain, ma ben presto a Parigi e nel resto della Francia quell’esultanza si è spenta per lasciare spazio a rabbia, incredulità, paura. Non festa dello sport, non festa di popolo ma guerriglia urbana organizzata con le forze dell’ordine impotenti dinanzi a una situazione ben presto sfuggita al controllo. Oggi la polemica in Francia è rovente: sotto accusa è finito il ministro degli Interni, Bruno Retailleau, che aveva predisposto sul terreno solo 5.400 gendarmi. Troppo pochi secondo il Rassemblement National che parla di pagina vergognosa per l’intera nazione. E di certo la deriva notturna fatta di violenze, saccheggi e distruzione (2 morti, 600 arresti e un agente in coma) nella capitale francese ma anche a Dax e a Grenoble (qui il lancio di oggetti contro la polizia non si è fermato neanche quando gli agenti proteggevamo i soccorritori delle persone ferite da un’auto che ha investito la folla) ci testimonia di un volto oscuro della Francia, incontrollato e incontrollabile, che la politica micro-imperialista macroniana finge di non vedere o sottovaluta colpevolmente.


Disordini e scene di teppismo sono stati segnalati anche nel centro di Pau, capoluogo dei Pirenei dove una cinquantina di giovani hanno spaccato il vetro posteriore di un autobus, poi hanno fatto lo stesso con una vetrina di un negozio Lacoste e con il portone di ingresso di una scuola media a Coutances (Normandia) dove un poliziotto è stato ricoverato in ospedale e posto in coma farmacologico dopo essere stato colpito da un petardo lanciato dalla folla.
Chi erano i “barbari” – così li ha chiamati Retailleau - che hanno rovinato la festa?

Finti tifosi di sicuro, visto che i disordini sono cominciati prima della fine della partita quando i tifosi veri si stavano godendo lo spettacolo di un Psg che dominava gli avversari sul campo di Monaco. Lo conferma il prefetto di Parigi: «La gente era chiaramente lì per saccheggiare e aggredire la polizia, non stavano nemmeno guardando la partita». Su “X” sono subito partite le accuse (con filmati e foto) ai migranti, ai ribelli delle banlieu, ai tanti giovani insoddisfatti che gridano “tutto il mondo odia la polizia”. Francesi, sì, ma francesi che odiano la Francia. Un odio che è rivolto anche contro l’Occidente, contro quel mondo che li ha accolti ma che evidentemente non li ha integrati. Al punto che non sanno godersi una notte magica trasformandola in una notte di fuochi cui la polizia ha risposto con gli idranti. Sono stati 692 gli incendi a Parigi e più di 250 le auto date alle fiamme. Così una bella vittoria calcistica diviene pretesto per una oscura pagina di follia e vandalismi. Ieri è andato in scena sempre a Parigi lo spettacolo rassicurante e gioioso: la sfilata sugli Champs-Elysées dei calciatori vittoriosi capitanati da Luis Enrique, la stretta di mano con Macron all’Eliseo, la Tour Eiffel illuminata di rosso e azzurro, ma ciò che cova sotto la cenere resta pronto ad esplodere ad ogni occasione, purché venga data l’opportunità ai “barbari” di far sentire la loro voce, che non è voce di festa e di allegria. Il Rassemblement cavalca lo sgomento dei francesi: «Chi si assumerà la responsabilità di quanto è successo questa notte in Francia? – accusa Jordan Bardella su “X” – non avendo né la lucidità né l’onesta di riconoscere questo caos e di nominarne le cause, il lassismo sulla sicurezza e l’immigrazione incontrollata, Bruno Retailleau si condanna definitivamente al fallimento».

Alcuni parlano apertamente di prove di rivoluzione islamista nel cuore dell’Europa. Uno scenario descritto da Michelle Houllebecq ormai parecchi anni fa nel suo romanzo Sottomissione. Una tesi rilanciata sempre su “X” dal giornalista, Roberto Arditti: «Deve essere chiaro a tutti che la rivolta urbana a Parigi nulla ha a che fare con il calcio ma è stata voluta, pianificata, eseguita da migliaia di giovani migranti più o meno illegali o figli di migranti. Si tratta a tutti gli effetti di una prova di forza sostenuta dall’ala violenta di gruppi islamisti ben radicati in Europa e anche in Italia».