La Cina suda freddo per il prolungarsi della nuova guerra fra Israele e Iran, essendo il principale acquirente del petrolio persiano. Non solo, ma importando greggio anche da altri paesi del Golfo Persico, teme che un ipotetico blocco iraniano dello stretto di Hormuz, unica uscita dal Golfo verso l’oceano aperto, imbottigli centinaia di petroliere, con prevedibili shock sul mercato energetico mondiale. Parimenti, tuttavia, Pechino persegue un potenziamento rapidissimo del suo arsenale nucleare, tale da far impallidire il pericolo iraniano.
L'allarme sulle forze nucleari cinesi viene lanciato da anni dagli Stati Uniti, ma è stato rafforzato da un noto istituto svedese, il Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) di Stoccolma. Nel suo ultimo rapporto l’istituto, soppesando dati da varie fonti, come il Pentagono, la Federation of American Scientists o il Bulletin of Atomic Scientists, ha stimato che i cinesi abbiano ora «600 ordigni nucleari, con ritmo di crescita di 100 testate all’anno». L’accelerazione dell’aumento delle atomiche di Pechino è tale che sarebbero raddoppiate negli ultimi sette anni.
Cina, così il regime vuole sfruttare il caos a Teheran: incubo comunista
La Cina potrebbe sfruttare a suo vantaggio il caos che regna in Iran dopo gli attacchi lanciati da Israele. A dimostrarl...La Cina collaudò la sua prima atomica a fissione nel 1964 e già nel 1966 testò un’esplosione a fusione termonucleare, ovvero la bomba H. Condusse test atomici reali fino al 1996 in un poligono nell’arido deserto di Lop Nor. Ma per anni il suo arsenale crebbe lentamente, restando inferiore a quelli di Francia e Gran Bretagna, oltre che ovviamente a quelli di Russia e America. Ancora nel 2003 era di 235 testate ed entro il 2018 era cresciuto relativamente lentamente a 280 ordigni. Poi, l'impennata. Nel 2023 i cinesi avevano 410 testate, già salite a 500 nel 2024 e alle 600 del 2025. Un ritmo di ben cento ordigni all'anno che accrediterebbe le stime del Dipartimento della Difesa americano secondo cui la Cina arriverebbe a schierare «1000 testate nucleari entro il 2030 e ben 1500 nel 2035».
Iran, la chiave di tutto è lo Stretto di Hormuz: un rischio mondiale
Hormuz è un’isola di appena 42 kmq e con 3000 abitanti. Non ha vegetazione autoctona e l’acqua potabi...Secondo l'esperto del SIPRI Hans Kristensen, la Cina procede con «aggiornamento industriale, dalle fabbriche agli impianti di riprocessamento e ai centri di simulazione usati per sviluppare nuove armi». Aggiunge comunque che la Cina è certo il paese che ha la crescita più rapida, ma tutte le potenze nucleari si stanno rafforzando, a cominciare dagli USA, tanto che «l'era della riduzione delle atomiche, che durava dalla fine della Guerra Fredda, sta finendo». Pechino ha accolto il rapporto del SIPRI con un secco “no comment”.
Nessun trattato sul disarmo la lega alle altre potenze, a differenza ad esempio del patto New START sulle testate strategiche in vigore fra USA e Russia, che pure scadrà nel febbraio 2026. Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Guo Jiakun, s'è limitato a ricordare che «la dottrina nucleare cinese sancisce il rifiuto del primo uso» e che «la Cina ha sempre aderito alla strategia nucleare di autodifesa, ha sempre mantenuto le sue forze nucleari al livello minimo richiesto per la sicurezza nazionale e non ha partecipato alla corsa agli armamenti».
Guo ha inoltre accusato il presidente statunitense Donald Trump di «gettare benzina sul fuoco» del conflitto Israele-Iran con la sua pressione su Teheran, alludendo al rafforzamento dello schieramento aeronavale USA nel Mare Arabico, preludio a un possibile intervento di Washington. Dal canto suo, l'analista cinese Zhang Junshe ha osservato che, in effetti, mentre la dottrina del non-primo uso delle armi nucleari è ufficiale in Cina «altre potenze non hanno mai fatto tali promesse», specie gli USA, che non hanno mai escluso la possibilità di un loro “primo colpo” nucleare. Le dimensioni dell'arsenale cinese sono confermate dal completamento dei 350 nuovi silos di lancio sotterranei per missili intercontinentali fotografati dai satelliti americani in tre zone desertiche del paese, a Yumen, nel Gansu, ad Hami, nello Xinjiang, e a Ordos, nella Mongolia Interna.
Vero è che una parte di tali silos potrebbero essere falsi, come esca. Fra i missili più potenti in dotazione alle forze nucleari cinesi spicca il Dong Feng DF-41, con gittata di ben 15.000 km e in grado di portare fino a 10 testate di potenza, cadauna, di 475 kilotoni (40 volte Hiroshima). Il DF-41 può essere lanciato sia da silos fisso, sia da autocarro o da vagone ferroviario. Ma fra i vettori dei loro ordigni atomici, i cinesi stanno preparando anche il nuovo bombardiere “invisibile” ai radar Xian H-20, molto simile alle “ali volanti” americane B-2 e B-21. E il “pericolo giallo” allarma Washington.