Il chiodo fisso di Putin: ricreare il grande impero della Russia

Putin ha scatenato quella guerra avendo l’intenzione di passare alla storia come colui che ha ricostruito il grande impero russo ricorrendo a tutti gli strumenti della guerra asimmetrica
di Fabrizio Cicchittolunedì 30 giugno 2025
Il chiodo fisso di Putin: ricreare il grande impero della Russia
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Il numero 7 di Civiltà socialista è concentrato su due temi essenziali. A livello geopolitico, dopo tutto quello che è accaduto fra Israele, l’Iran e gli Usa, il nodo essenziale è costituito dall’Ucraina perché l’aggressione della Russia di Putin ha rappresentato un’autentica svolta nella dialettica internazionale e il suo esito futuro è decisivo per la libertà e la democrazia in genere e soprattutto perle sorti dell’Europa. L’altra questione importante è costituita dalla giustizia, su cui la rivista farà un nuovo convegno a settembre. Invece, il prossimo 2 luglio alla Camera, Civiltà socialista ha convocato un incontro dedicato alla questione ucraina.

A questo proposito, diversamente da quello che affermano osservatori di straordinaria ipocrisia, primo fra tutti Lucio Caracciolo, non è affatto vera la tesi secondo la quale in Ucraina si sta svolgendo una guerra per commissione fra la Russia e gli Usa. Quando Putin scatenò il suo blitz pensando di risolverlo in poco tempo, Biden offrì a Zelensky un aereo per rifugiarsi in Polonia. Zelensky chiese esattamente l’opposto: il sostegno dell’Occidente all’aggressione. Gli ucraini, anche parte di quelli di lingua russa, hanno la memoria lunga e ricordano bene i tre milioni di morti in seguito alla carestia organizzata dalla Russia di Stalin.

Putin ha scatenato quella guerra avendo l’intenzione di passare alla storia come colui che ha ricostruito il grande impero russo ricorrendo a tutti gli strumenti della guerra asimmetrica. Chiaro però che oggi l’Ucraina si sta battendo non solo per se stessa ma anche per tutta l’Europa. Infatti, qualora la Russia conquistasse l’Ucraina, non si fermerebbe lì ma passerebbe ad aggredire la Finlandia, i Paesi baltici e anche la Polonia. Su questo nodo fondamentale il 2 luglio ci saranno interventi di Fabrizio Cicchitto, Umberto Ranieri e Sergio Pizzolante della direzione di Civiltà socialista, di Gaetano Quagliariello, presidente della Fondazione Magna Carta, di Enrico Morando, esponente dei riformisti del Pd e presidente dell’associazione Libertà Eguale, di Ettore Rosato, deputato e vicesegretario di Azione, dell’ex ambasciatore italiano in Ucraina Pierfrancesco Zazo. È aperta una discussione con elementi contraddittori che riguardano l’aumento delle spese della Difesa da parte delle singole nazioni europee. Su questo nodo esistono due sollecitazioni di diverso segno. Una è quella espressa dal presidente Trump con l’evidente risvolto di arrivare a un riequilibrio fra le spese sostenute per la Nato dagli Usa, sempre assai elevate, e quelle dell’Unione europea e delle sue singole nazioni. La faccenda però si complica alla luce di quello che sta avvenendo ai confini dell’Europa del Nord dal 22 febbraio 2022. Infatti, anche alla luce dell’assoluta imprevedibilità della linea politica di Trump sul nodo dell’Ucraina, paradossalmente, anche se non ci fosse questa sollecitazione da parte del presidente degli Stati Uniti, a nostro avviso le singole nazioni europee e la Ue nel suo complesso dovrebbero elevare la spesa proprio per sostenere l’Ucraina e per fare i conti con un interlocutore come Putin che è condizionato solo dai rapporti di forza militari.

Alla luce di queste considerazioni, visto che sul tema Ucraina sono in ballo i valori fondamentali dell’Occidente che vanno al di là degli schieramenti tradizionali fra centrodestra, centro e centrosinistra, la rivista si è rivolta a interlocutori storicamente collocati su posizioni politiche diverse ma che sul punto fondamentale dell’Ucraina hanno sempre manifestato l’esigenza comune di considerarla un’occasione fondamentale su cui tutto l’Occidente deve concentrare la sua attenzione. Purtroppo in Italia c’è una tendenza che contesta le spese militari in nome del pacifismo. Con una analisi completamente unilaterale della realtà che in modo sistematico cancella il fatto che da tre anni è in atto un’aggressione sui confini a Nord dell’Europa nei confronti di una nazione libera e sovrana. Su questo nodo esistono contraddizioni in entrambi gli schieramenti ma finora la premier ha tenuto il punto così come lo hanno fatto Forza Italia, Noi Moderati, Calenda e Renzi e i riformisti del Pd. Non altrettanto si può dire della maggioranza del Partito democratico, di Sinistra e Verdi e anche degli zig-zag di Salvini. Di conseguenza, su questo nodo, è evidente che è in atto un confronto politico destinato ad accentuarsi nei prossimi mesi.

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