Gaza, il cibo in bottiglia fa impazzire gli ambientalisti pro-Pal

domenica 27 luglio 2025
Gaza, il cibo in bottiglia fa impazzire gli ambientalisti pro-Pal
2' di lettura

Pro-Gaza ma non troppo. Ora gli ambientalisti protestano contro l'ultima iniziativa realizzata da alcuni cittadini egiziani. Il nome della proposta è "mare a mare – una bottiglia di speranza per Gaza". L'obiettivo è quello di aiutare la popolazione palestinese. Come? Lanciando bottiglie piene di riso, lenticchie, cereali e altri alimenti secchi nel Mar Mediterraneo, con la speranza che raggiungano le coste palestinesi. 

Un'iniziativa nata come risposta al blocco dei valichi terrestri voluto da Israele per impedire l’ingresso di aiuti umanitari. Oltre 100 organizzazioni denunciano infatti una crisi di "carestia di massa" nella Striscia, mentre più di 950 camion carichi di aiuti sono al confine con l’Egitto. Sui social ecco allora girare numerosi video in cui si vede chi ha deciso di aderire alla campagna lanciare delle bottiglie di plastica nel mare.

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E sotto non sono mancate le critiche. Proprio in queste ore infatti gli ambientalisti se la prendono contro l'iniziativa. "Bravi cog***ni. Stanno usando bottiglie di plastica così, visto che di m**a in mare non ce ne è già abbastanza ne aggiungono ancora di più. Come se quelle bottiglie arrivassero mai a Gaza che comunque di aiuti umanitari ne ha già se solo venissero distribuiti", si legge sui social. E ancora: "In Italia non abbiamo la dittatura da 75 anni. Quelle bottiglie sarebbero rivoluzionarie ? Inquinano e non arriveranno mai a gaza. Se sono così umani chiedano al proprio governo anche se dittatoriale di buttare giù il muro costato miliardi per poterli aiutare", "Un'ideona inquinare il mare con bottiglie di plastica. Perché non aprono i valichi con Gaza e buttano giù il muro di cemento (con tanto di filo spinato sopra) che hanno eretto lungo il confine?". Insomma, chi più ne ha più ne metta. E pensare che in Italia, ambientalisti come Ultima Generazione solo qualche mese fa assaliva una nota catena di supermercati. L'accusa? "Finanziano il genocidio a Gaza". Ecco allora che verrebbe da dire: aiutare Gaza sì, ma fino a un certo punto.

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