Una grande ammucchiata. Per tirare a campare fino a maggio 2027 e scongiurare il ritorno alle urne che significherebbe trionfo del Rassemblement national. Il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, sta già preparando l’après-Bayrou, perché l’8 settembre l’attuale primo ministro, François Bayrou, ha speranze vicine alle zero di restare alle redini del governo.
Ieri, l’ultimo tentativo di riconciliazione con Marine Le Pen e Jordan Bardella, il duo alla guida del Rassemblement national che in questi mesi ha tenuto a galla il leader centrista, è fallito. «Il miracolo non si è prodotto», ha detto ai giornalisti il presidente del partito sovranista, Jordan Bardella, al termine del colloquio. Nemmeno a sinistra si produrrà il miracolo. Dalla France insoumise di Jean-Luc Mélenchon al Partito socialista, tutti i deputati di sinistra dell’Assemblea nazionale voteranno infatti contro la fiducia a Bayrou. È per questo motivo che Macron ha iniziato già ieri le consultazioni, riunendo all’Eliseo per un pranzo i suoi alleati, i leader del cosiddetto “blocco centrale”, Gabriel Attal (Renaissance), François Bayrou (MoDem) e Édouard Philippe (Horizons), e Bruno Retailleau, ministro dell’Interno e presidente dei Républicains, il partito gollista.
Ai presenti, secondo quanto riportato da BfmTv, il capo dello Stato ha chiesto di lavorare con tutte le forze politiche, tranne il Rassemblement national e la France insoumise, per allargare la maggioranza relativa all’Assemblea nazionale, cercando un compromesso che permetta al Paese di avere un governo di larghe intese. Macron, in particolare, ha invitato i suoi alleati politici a orientarsi verso il Partito socialista (Ps) di Olivier Faure (66 deputati) e il gruppo indipendente Liot (23 deputati), per «trovare le vie della stabilità per il Paese», secondo le parole di un fedelissimo del capo dello stato. Le trattative, tuttavia, si preannunciano complicate, soprattutto con il Ps.
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Non è colpa di Giorgia Meloni se il debito pubblico francese è esploso negli ultimi anni arrivando a 3.345...Che dal fallimento del conclave sulla riforma delle pensioni e la proposta di manovra finanziaria lacrime e sangue di Bayrou ha inasprito i toni contro Macron. I socialisti, inoltre, sono convinti che sia arrivato il loro turno per Matignon. Il presidente, ha detto nel weekend il primo segretario Ps Olivier Faure, deve andare a pescare «tra uno di noi, la sinistra e gli ecologisti».
L’inquilino dell’Eliseo, per ampliare la maggioranza relativa, ha bisogno come l’aria della sponda socialista, ma secondo i notisti politici parigini non avrebbe alcuna intenzione di nominare primo ministro un esponente del partito della rosa. Le divergenze tra macronisti e socialisti sono anche di carattere economico. Il Ps, pochi giorni fa, ha presentato una contromanovra finanziaria per il 2026 che prevede 21,7 miliardi di euro di tagli, contro i 43,8 chiesti da Bayrou, e tra le misure cardine per risanare le finanze francesi ha inserito una supergabella sui patrimoni: la tassa Zucman, che prevede un’imposta annuale del 2% sui patrimoni superiori ai 100 milioni di euro. Una misura che fa rabbrividire i liberali attorno al presidente, e lo stesso Macron, che dal 2017 lavorano alacremente per attirare investitori stranieri in Francia.
Sullo sfondo, intanto, si delinea un autunno caldo, con l’irruzione nelle strade, a partire dal 10 settembre, del movimento “Bloquons tout”, una versione 2.0 dei gilet gialli che è pronta a mettere sottosopra il Paese in protesta contre le misure di austerità del governo: un’ondata di rabbia sociale che la sinistra mélenchonista è pronta a cavalcare. Nel dibattito politico, a gamba tesa, è intervenuto ieri anche l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy. Che in un’intervista sul Figaro ha definito la mossa di Bayrou di chiedere la fiducia «un suicidio politico» e affermato che Macron, per uscire dalla crisi politica, non avrà altra «soluzione» che un nuovo «scioglimento» dell’Assemblea nazionale.