Donald Trump lavora alle sanzioni, ma il Cremlino tira dritto

Gli europei a Washington per decidere come colpire l'economia dello Zar, che però non arretra di un millimetro
di Matteo Legnanimartedì 9 settembre 2025
Donald Trump lavora alle sanzioni, ma il Cremlino tira dritto

3' di lettura

Ottocento tra missili e droni sabato e altri 150 nella notte tra domenica e lunedì. Quasi duemila solo dall’inizio del mese. A tre settimane dall'incontro di Anchorage tra Donald Trump e Vladimir Putin è chiaro che Mosca non consideri la fine della guerra come un’opzione sul tavolo. E la diplomazia occidentale si rimette in moto. Il Segretario Generale della Nato, Mark Rutte, è atteso oggi nel Regno Unito, dove parteciperà a una riunione del Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina.

La Casa Bianca ha annunciato che «alcuni leader europei saranno ricevuti dal presidente Trump in queste ore per discutere le modalità per porre fine alla guerra in Ucraina», senza tuttavia specificare quali ma spiegando che i leader saranno ricevuti «individualmente» e che non nella forma di una delegazione come era accaduto all’indomani dell’incontro Trump-Putin in Alaska. Tra loro non dovrebbe esserci il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il cui portavoce ieri ha precisato che «Al momento non stiamo pianificando alcun viaggio».

Lo stesso presidente degli Stati Uniti ha aggiunto che parlerà «presto, forse già nei prossimi due giorni» anche con Vladimir Putin e che la sua amministrazione è pronta a passare a una seconda fase di sanzioni contro Mosca in sintonia con l’Unione europea, ragion per cui ieri, a Washington, c’era l’inviato Ue per le sanzioni David O’Sullivan. Tra le misure prese allo studio dalla Commissione Europea c’è anche l’ipotesi di limitare l’emissione di visti turistici ai russi grazie a linee guida più severe, questo anche alla luce degli alti numeri d’ingressi registrati questa estate. Inoltre si vorrebbero applicare restrizioni ai diplomatici di Mosca riguardanti i loro spostamenti intra-Ue.

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Ma, oltre a dirsi disponibili a ulteriori sanzioni contro Mosca, l’amministrazione Usa ha duramente bacchettato l’Europa. Lo ha fatto attraverso il suo segretario all’Energia, Chris Wright, che in una intervista al Financial Times ha intimato all’Europa di «smettere di acquistare petrolio e gas dalla Russia, come sta continuando a fare». Secondo il think tank Ember, nel 2024 il gas russo rappresentava ancora il 14% delle importazioni complessive di combustibili fossili dell’Ue, in calo rispetto al 40% di quando Mosca iniziò l’invasione dell’Ucraina nel 2022 ma in crescita del 18% rispetto al 2023 per effetto delle maggiori spedizioni di gas russo.

«Se gli europei tracciassero una linea e dicessero “non compreremo più gas russo, non compreremo petrolio russo”, ciò avrebbe assolutamente un’influenza positiva sugli Stati Uniti affinché si impegnino più aggressivamente» nell’ambito delle sanzioni sulla Russia, ha detto il funzionario, aggiungendo che «la Russia finanzia la sua macchina da guerra con le esportazioni di petrolio e gas naturale e se fossero azzerati gli acquisti, ciò compirebbe i loro finanziamenti».

Invece, ha spiegato ancora Wright, «i Paesi europei dovrebbero comprare gas naturale liquefatto, benzina e altri prodotti di combustibili fossili americani per rispettare i termini dell’accordo commerciale Ue-Usa, che prevede acquisti di energia Usa da parte dell’Unione europea per 750 miliardi di dollari entro la fine del 2028». Il segretario all’Energia ha anche aspramente criticato la crociata di Bruxelles per raggiungere zero emissioni nette di gas serra entro il 2050, definendola «una catastrofe colossale» e «un mostruoso programma di impoverimento umano».

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Gli Usa sono anche tornati a minacciare di “dazi secondari” i Paesi che acquistano petrolio in quantità da Mosca, come la Cina e l’India. All’ipotesi di un nuovo pacchetto di sanzioni, il Cremlino ha risposto a muso duro: «Nessuna sanzione potrà costringere la Federazione Russa a cambiare la sua posizione», ha dichiarato il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, all’agenzia Ria Novosti.

Il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, ha invece ribadito che «la pace potrà arrivare solo con la comprensione da parte dell’Occidente delle cause profonde di questa crisi», termine che Mosca usa per indicare le sue rivendicazioni territoriali in Ucraina, l’esclusione di Kiev dalla Nato e un ridimensionamento delle forze armate ucraine. Il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo ha preso di mira la Finlandia, rea di aver recentemente aderito alla Nato, sostenendo che stia «seguendo una linea di preparazione alla guerra come testa di ponte per un attacco alla Russia, facendo leva sulla presenza permanente di soldati americani sul suo territorio».