Libero logo

"Niente donne in gara": se a Londra la maratona è islamica

A Londra un altro “esempio” di integrazione: la corsa di solidarietà musulmana consentita solo ai maschi e alle bimbe sotto i 12 anni
di Mirko Moltenilunedì 13 ottobre 2025
"Niente donne in gara": se a Londra la maratona è islamica

(Libero)

3' di lettura

Alla faccia dell'essere stata definita dai suoi organizzatori «inclusiva» e «a misura di famiglia». Ieri s'è tenuta a Londra, nel cuore dell'Inghilterra e dell'Occidente, una maratona di solidarietà musulmana la cui partecipazione era vietata alle donne e alle ragazze di età superiore ai 12 anni. Solo maschi, di tutte le età, e bambine hanno potuto correre lungo il previsto percorso di 5 km per la gara che pubblicizzava una raccolta fondi per la beneficenza islamica. Un aspetto importante per l'Islam, quello della carità, che secondo il Corano è uno dei cinque pilastri della fede musulmana, col nome di “zakat”. Peccato che il lodevole intento dei fedeli musulmani di raccogliere soldi da destinare ai membri meno fortunati della loro comunità sia inficiato da una forma di esclusione che stona con la presunta voglia degli immigrati islamici di integrarsi nelle società occidentali. La competizione, detta Muslim Charity Run, è stata organizzata dai fedeli della Moschea di East London, aperta dal 1985 a Tower Hamlets e considerata la più grande della Gran Bretagna, con una capienza di circa 7000 fedeli.

La gara s'è snodata nel Victoria Park e le donne adulte della comunità islamica del grande quartiere londinese hanno potuto solo accontentarsi di fare da spettatrici, costrette a subito una mentalità secondo cui sarebbe “sconveniente” per loro fare sport e soprattutto correre frammiste a una fiumana di persone in cui ci sono uomini che non sono loro parenti stretti. I proclami su internet che hanno preannunciato la maratona islamica erano fin troppo eloquenti, sebbene con un linguaggio edulcorato: «La gara è aperta agli uomini, ai ragazzi di tutte le età e alle ragazze sotto i 12 anni, ma ognuno è il benvenuto al parco per fare il tifo per i corridori. Gareggiate con i vostri amici, e guardate chi può ottenere il tempo più veloce. Siate attivi, tenetevi in ​​forma, raccogliete fondi per la carità a vostra discrezione e godetevi la giornata con la famiglia e gli amici».

PIPPO

Caro direttore, chi le scrive non è politicamente schierato in nessuno dei due schieramenti che dividono oggi l&r...

Insomma, alle donne al Muslim Charity Run ha consentito solo di starene ai margini del percorso inserendosi a figli e mariti quando passavano a fianco delle transenne. E pensare che gli organizzatori invitavano a «tenersi in attività e tenersi in forma». Evidentemente invito da cui sono escluse le donne, con buona pace di dieta e palestre! Battute a parte, la maratona della discordia ha sollevato polemiche a non finire, del resto alimentate anche dal fatto che il sindaco di Londra, Sadiq Khan, è di origine pakistana e fede musulmana. E non sembra stare espresso contro la palese discriminazione della gara di beneficenza. La baronessa Shaista Gohir Obe, che guida l'associazione femminile islamica inglese Muslim Women's Network UK, ha affermato che la moschea di East London è “probabilmente” in violazione dell'Equality Act. Un'attivista dei diritti umani, Aisha Ali-Khan, ha osservato: «È sbagliato che la East London Mosque metta al bando donne e ragazze sopra i 12 anni dalla competizione. Essere sani e in forma rappresenta una gran parte dell'Islam per tutti i musulmani, non solo gli uomini».

Per Kellie-Jay Keen, leader del Partito delle Donne, «vietare a donne e ragazze un evento di beneficenza pubblica è chiaramente illegale e rafforza gli atteggiamenti regressivi nei confronti del posto delle donne nella vita pubblica. Nessuna carità dovrebbe essere autorizzata ad operare secondo regole che fanno riferimento ad una specifica religione o della cultura. L'uguaglianza di fronte alla legge deve valere per tutti». Dalla moschea ribattono però: «L'insinuazione secondo cui il nostro evento violi l'Equality Act è sbagliato. Gli eventi sportivi a genere singolo sono legittimi in base alla Sezione 195, Articolo 23 dell'atto e sono comuni in tutto il Regno Unito, includendo la Women's Run Series, la Nike Women's 10K e le sessioni di nuoto a genere discriminato presso le strutture degli ebrei ortodossi del Manchester Jewish Community Centre».

In verità il problema non è tanto nel riservare una competizione sportiva solo a uomini, dato che è prassi comune nello sport la distinzione, per motivi di diversità fisica, fra settori maschili e femminili, quanto il fatto che la parziale commistione che ammette le bambine inferiori ai 12 anni evochi troppo da vicino le regole della sharia e le assurdità viste nell'Afghanistan dei talebani. E che ciò venga evocato nel cuore di una metropoli occidentale lascia spazio a oscuri presagi sul futuro di molti quartieri a maggioranza islamica.

PIPPO

Torino come Kabul. O, magari come Gaza City. Nel corso della manifestazione in piazza Castello organizzata dal coordinam...