Professione First Lady. L'Oceano Atlantico le separa senza considerare le differenze di immaginario e di retroterra. Bussando alla porta della Casa Bianca appare Melania Trump, mentre all'Eliseo è di stanza Brigitte Macron. Le situazioni che vivono loro ei corrispettivi mariti, in questo dato momento storico, sono decisamente agli antipodi. Melania Knauss in Trump l'abbiamo vista apparire nel trailer di Melania la pellicola biopic che racconta i 20 giorni che hanno preceduto la seconda vittoria, alle elezioni presidenziali statunitensi, da parte dell'uomo del MAGA. Un viaggio attraverso la visione e gli occhi dell'ex modella, di origine slovena, che ha portato il magnate di New York sulla poltrona di presidente a stelle e strisce. Le prime immagini promozionali la mostra radiosa asserire «here we go Again» ovvero «rieccoci qua». Una frase iconica che lancia Melania verso la sfilata, all'interno della Rotonda del Campidoglio, nel corso della cerimonia di giuramento del 47° presidente Usa avvenuta lo scorso 20 gennaio. Il film uscirà in sala il 30 gennaio qualche giorno dopo il primo anniversario del secondo mandato di Trump.
La durata del lungometraggio? 104 minuti che sono costati 40 milioni di dollari, soldi usciti dalle tasche di Amazon Prime Video leggasi Jeff Bezos. Ovviamente, non poteva mancare, c'è chi ha visto nei finanziamenti un inchino del proprietario del Washington Post alla famiglia presidenziale. E i detrattori si sono armati di calcolatrice calcolando che ogni minuto della pellicola è costato 385mila dollari. Il girato verrà distribuito dalla Metro Goldwyn Mayer in Asia, Emirati Arabi Uniti, Europa, Israele, Sud America e nel resto del globo. Ai microfoni di Fox News Melania ha asserito che «per la prima volta, il pubblico di tutto il mondo è invitato a essere testimone di questo momento fondamentale - l'elezione del marito, ndr - uno sguardo privato e non filtrato mentre mi destreggio tra famiglia, affari e filantropia nel mio straordinario viaggio per diventare First Lady degli Stati Uniti d'America».
Lasciati i vestiti, gli occhiali, gli sguardi e la nuova versione yankee impressa da Melania facciamo scalo a Parigi. Ecco Brigitte Marie-Claude Trogneux in Macron non avrà a che fare con le sale cinematografiche, almeno nel futuro prossimo, ma invece con le aule di tribunale si. La 72enne è stata denunciata da una serie di associazioni legate principalmente alla galassia femminista, un totale di 343 donne, per oltreraggio pubblico. Ma cos'è successo? La scorsa settimana dietro le quinte del teatro Folies Bergère di Parigi è stata ripresa mentre conversava privatamente con Ary Abittan, attore e umorista parigino accusato in passato di stupro. L'indagine, va ricordata, a carico del fumetto è stata archiviata dalla magistratura francese nel 2024.
La Macron, accorsa ad assistere allo spettacolo assieme alla figlia e alcune amiche, ha chiesto all'artista dell'interruzione, la sera precedente, della sua recita da parte di attiviste femministe al grido di «Abittan stupratore». Il comico ha ammesso di sentirsi spaventato e per tutta risposta la First Lady di Francia ha definito le contestatrici «sales connes», senza mezze misure «stupide stronze». Da qui la denuncia. In campo anche celebrità e affini che hanno rilanciato, sui social, l'hashtag #salesconnes. In testa l'attrice Judith Godrèche che ha dichiarato di essere anche lei “una vendita conne e sostengo tutte le altre”. Pubblico e privato per Melania e Brigitte mischiano il percorso in un alto e basso di luci. Ieri, oggi e domani di due lei con tutte le loro fortune alterne.




