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Europa e Macron, la legge-vergogna: come faranno invadere l'Italia dagli immigrati, l'ultima bassezza

Lorenzo Mottola
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"Un risultato storico" (Giuseppe Conte, all'epoca premier); "L'Europa s' è desta" (La Repubblica). "Da oggi l'Italia non è più sola" (Luciana Lamorgese, ministro dell'Interno). Era il 19 settembre del 2019 e mezzo Paese - cioè la metà legata a Pd e M5S - salutava con queste parole la presunta firma degli accordi di Malta, intesa tra i Paesi Ue che avrebbe dovuto sancire l'avvio di una politica "aperta" da parte dell'Europa sull'immigrazione. Una politica che diventava possibile perché, sostenevano politici e commentatori di sinistra, Matteo Salvini aveva lasciato il Viminale e il governo, aprendo così la via del dialogo dopo la stagione dei "porti chiusi" molto criticata anche da Parigi e Berlino. Le nazioni del nord si impegnavano ad accogliere costantemente una quota fissa dei profughi che si presentano ai confini dell'Unione come richiedenti asilo o semplici clandestini, in attesa di una completa revisione delle leggi comunitarie in materia di immigrazione. Sono passati due anni e non solo quell'accordo - come Libero ha documentato in passato - non è mai stato applicato (i profughi sbarcati sono rimasti praticamente tutti nei nostri centri osi sono dati alla macchia) ma ora Bruxelles si prepara a varare una riforma delle regole di Schengen che va nella direzione diametralmente opposta a quella auspicata. Invece di prevedere redistribuzioni, verranno facilitati i respingimenti da nord verso il Paesi di primo approdo. Ulteriore beffa: questo meccanismo è sostenuto soprattutto da Emmanuel Macron (a gennaio entreremo nel semestre francese alla presidenza della commissione). Se vi stavate chiedendo a cosa portasse il trattato firmato poche settimane tra Roma e Parigi, venduto come una svolta epocale nelle nostre relazioni internazionali, ecco la risposta: sostanzialmente non serve a nulla.

 

 

 

 

I dettagli del nuovo quadro normativo dovrebbero essere chiariti oggi, quando - salvo sorprese - arriverà il via libera del collegio dei commissari Ue. Ma qualcosa è già filtrato: i Paesi in caso di "movimenti secondari massicci" potranno sospendere Schengen e introdurre controlli e pattugliamenti alle frontiere per evitare che, per esempio, i migranti passino dall'Italia in Francia (cosa che peraltro già avveniva a Ventimiglia). A imprimere un'accelerata ai lavori per l'approvazione della riforma è stata la crisi ai confini tra Bielorussia e Polonia. Perché questo meccanismo diventi legale, tuttavia, occorrerà comunque il via libera del Parlamento e quello del Consiglio europeo. Di conseguenza non è affatto detto che la legge non si areni, soprattutto nell'ultima fase. Le trattative sono in corso ed è probabile che già il sedici dicembre al vertice Ue convocato proprio per discutere di immigrazione qualche Paese cerchi di porre sul tavolo la questione. Il summit era stato convocato a cercare un'intesa in favore delle nazioni di primo approdo come Italia e Spagna dopo tanti tentativi andati a vuoto. La situazione potrebbe ribaltarsi a nostro sfavore.

 

 

 

Coincidenza curiosa: proprio il giorno successivo, diciassette dicembre, Matteo Salvini sarà in aula a Palermo per difendersi dall'accusa di sequestro di persona per aver cercato di fermare lo sbarco della Sea Watch con alcune centinaia di clandestini. La Francia secondo le nuove regole potrebbe farlo, noi no. Anche nel passaggio all'Europarlamento, comunque, c'è chi si prepara allo scontro. «Siamo a un passo dal cosiddetto show down in materia di immigrazione illegale», spiega Nicola Procaccini eurodeputato Fratelli d'Italia, «La riforma condannerebbe gli Stati di primo ingresso, come l'Italia, a trasformarsi in un enorme campo profughi. Sul confine esterno si pretende che l'Italia (come la Spagna o la Grecia) accolga tutti gli immigrati che sbarcano illegalmente; nello stesso tempo si alzano barriere all'interno dell'UE affinché nessun immigrato si azzardi ad andare in Francia o in Germania. Siamo all'ipocrisia che diventa istituzione».

 

 

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