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Se per la Ue dei diritti l'aborto è un vanto: la risoluzione e le polemiche

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Gianluca Veneziani
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Ue pare un vagito ma è la sigla di morte della vita nascente. Lo è tanto più da ieri, quando l'Europarlamento ha approvato a larga maggioranza, con 324 voti favorevoli, 115 contrari e 38 astenuti, una risoluzione per inserire il diritto di aborto nella Carta europea dei diritti fondamentali. In particolare, la richiesta è di adottare l'espressione «Ogni persona ha diritto all'aborto sicuro e legale» come articolo 7 bis della Carta, subito dopo quello che stabilisce che «ogni persona ha diritto al rispetto del proprio domicilio e della propria corrispondenza»: e già qui si capisce la confusione dell'Ue che mette la vita umana sullo stesso piano valoriale di una missiva o una mail.
E poi, cosa vuol dire «ogni persona ha diritto all'aborto»? La hanno anche i maschi, per caso? Si dice «persona» forse perché chiamare la donna «donna» per l'Ue sarebbe discriminatorio? Vabbè, tralasciamo... La risoluzione approvata non sarà vincolante per gli Stati membri, ma verrà comunque sottoposta al Consiglio dell'Unione europea che ha la facoltà di procedere a una revisione dei trattati, a cui è equiparata appunto la Carta.
 

 

 

 

MAGGIORANZA URSULA Non sorprende che, a votare a favore della risoluzione abortista, sia stata tutta la maggioranza Ursula, con l'adesione pressoché unanime dei Socialisti, del gruppo The Left, dei Verdi, dei grillini, e di mezzo Ppe, mentre a opporsi siano stati il gruppo di Identità e democrazia (di cui è parte la Lega) e quello dei Conservatori europei, guidato dalla Meloni.
Semmai è singolare che, anziché tutelare il diritto alla vita, come è riconosciuto ad esempio nella Costituzione americana, insieme alla libertà e alla felicità, l'Unione europea preferisca riconoscere come fondamentale il diritto (doloroso, traumatico) di sopprimere una vita nascente. Non ha saputo riconoscere come fondamentali le radici cristiane, l'Europa preferisce ritenere come fondante lo sradicamento di un feto... A riguardo, il testo della risoluzione sottolinea più volte, come è sacrosanto e ci mancherebbe, i diritti della donna e la sua libertà di scelta; ma li declina sempre nell'ottica del dovere degli Stati di «eliminare e combattere gli ostacoli all'aborto sicuro e legale». Mai una volta che ci fosse invece il riferimento all'urgenza per gli Stati di rimuovere e superare gli ostacoli che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza. Insomma, ai firmatari della risoluzione, sfugge il concetto che l'aborto deve restare sempre l'extrema ratio e ogni Paese dovrebbe impegnarsi perché sia tale. Altrettanto incredibimente manca nel testo approvato dal Parlamento Ue ogni riferimento al diritto del nascituro così come al diritto dei medici e del personale sanitario di fare obiezione di coscienza.
No, per l'Ue esiste solo il diritto della donna d abortire.
Non meno clamoroso è che l'Unione europea si impicci negli affari di altri Paesi sovrani, come gli Usa, giudicando le scelte dei suoi più alti organi istituzionali, con un atto di ingerenza e di sfida (geo)politica. Scopo della risoluzione è infatti anche quello di «condannare fermamente la regressione in materia di diritti delle donne e di salute sessuale e riproduttiva negli Stati Uniti», a seguito della sentenza della Corte Suprema che ha deciso di revocare il diritto costituzionale federale all'aborto. Nel testo si esprime più volte lo sdegno per quella decisione che, oltre ad «aggravare il circolo vizioso della povertà» di molte donne, soprattutto adolescenti (se hanno figli, non potranno più lavorare, è la tesi), «potrebbe incoraggiare il movimento antiabortista nell'Ue» (e anche se fosse?).
Da qui un appello esplicito a interferire nelle faccende interne agli Usa:l'Europarlamento, si legge, «sostiene la richiesta affinché il Congresso degli Stati Uniti approvi un progetto di legge che tuteli l'aborto a livello federale» e «chiede che le prossime delegazioni del Parlamento europeo a Washington sollevino costantemente la questione dei diritti in materia di aborto».
 

 

 

METODI ILLIBERALI A livello di affari relativi ai Paesi europei, invece, suona decisamente inquietante e profondamente illiberale la richiesta di togliere finanziamenti ai gruppi pro-vita (l'Europarlamento «esprime preoccupazione per un possibile aumento del flusso di denaro per finanziare gruppi anti-genere e anti-scelta nel mondo, anche in Europa»), così come l'esortazione a «intensificare il sostegno politico a favore dei prestatori di assistenza sanitaria che lavorano per far progredire la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti» (leggi, i gruppi abortisti). Alla faccia della libertà di scelta, qui siamo all'imposizione di un Pensiero Unico. «Un indicatore inquietante del progetto sociale delle sinistre per l'Europa: vogliono sponsorizzare il ricorso all'aborto e liberalizzarlo al massimo, così da tramutarlo in un banale prodotto di consumo», lo definisce l'eurodeputato di Fdi Vincenzo Sofo. «Un delirio ideologico di ispirazione totalitaria», aggiunge il portavoce di Pro Vita & Famiglia Jacopo Coghe avvertendo: «Non ci faremo intimidre da un colpo mortifero che condanna le future generazioni europee a non vedere mai la luce». Eh già, ad abortire ieri è stata soprattutto l'idea di una nuova Europa, aperta alla vita e al domani.

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