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Croazia, impennata dei prezzi con l'euro dopo 10 giorni

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Per noi italiani è un triste déjà-vu: a 10 giorni dell'entrata in vigore dell'euro, la Croazia sta registrando una drammatica di rialzo dei prezzi. Benzina sul fuoco dell'inflazione, pessimo spot per la moneta unica e conferma per chi, da anni, si dice scettico sul regime economico e finanziario imposto dall'Unione europea

La Croazia è entrata a far parte dell'Eurozona dal primo gennaio, abbandonando la moneta locale, le kune croate. Fin da subito, proprio come accaduto in Italia ormai oltre 20 anni fa con l'addio alla Lira, si è registrato un aumento dei prezzi dei generi alimentari e dei servizi. Rincari ritenuti ingiustificati dal governo, che ha annunciato un intervento-lampo nei prossimi giorni. La maggior parte degli aumenti riguarda arrotondamenti che in molti casi superano di molto la logica della conversione, con rincari dal 5 fino al 20% rispetto ai prezzi precedenti l'introduzione della moneta unica europea, e punte denunciate del 30% su pane e burro. 

Molti commercianti, ristoratori e anche alcune catene di supermercati sono stati accusati dalla stampa di aver approfittato del cambio della valuta e sui social è scoppiata l'ira dei cittadini. Lo stesso premier Andrej Plenkovic ha parlato senza mezzi termini di "comportamento irresponsabile", promettendo possibili interventi se entro venerdì la situazione non si normalizzerà. Tra le possibili contromisure, aumenti di tasse e imposte mirati, abolizioni di sussidi per gas ed energia o anche il congelamento di prezzi per centinaia di articoli ai livelli di dicembre. 

Guarda con attenzione a quanto sta accadendo in Croazia anche il premier polacco Mateusz Morawiecki: "Questo è un avvertimento molto serio per noi. Accettare l'euro in Polonia porterebbe solo a un aumento ancora maggiore dell'inflazione rispetto all'attuale che è già oltre il 16 per cento. L'opposizione crede che cambiando le banconote improvvisamente saremo più ricchi. L'esempio della Croazia dimostra che è esattamente il contrario". Dello stesso avviso il primo ministro ceco Petr Fiala, il quale ha annunciato alla fine dello scorso anno che neanche per la vicina Repubblica Ceca "è un buon momento per passare all'euro". 

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