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Qatargate, "quel giudice non si tocca": fallisce il golpe della sinistra

Alessandro Gonzato
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​Il giudice del Qatargate, Michel Claise, rimane al proprio posto. L’avvocato dell’eurodeputato italo-belga Marc Tarabella, socialista in carcere dal 10 febbraio, aveva presentato la richiesta di ricusazione del magistrato, perché «prevenuto», aveva dichiarato il legale Max Töller, «gli sia tolta l’inchiesta». Per l’avvocato, in sostanza, Claise giudicava colpevole Tarabella ancor prima del processo, era venuta meno la presunzione d’innocenza, e da lì l’istanza.

 

 

 

La Corte d’Appelo di Bruxelles l’ha respinta. La richiesta «è stata ritenuta ammissibile ma infondata». E ancora: «Il giudice Claise non ha pregiudicato la colpevolezza del ricorrente». Il “pentito” Antonio Panzeri, ex eurodeputato di Pd e Articolo 1 - vertice dell’inchiesta su mazzette e riciclaggio in cambio divoti e pareri favorevoli a Bruxelles per Qatar, Marocco e Mauritania - in uno degli interrogatori ha detto a Claise che Tarabella avrebbe ricevuto almeno 120mila euro in contanti. Tarabella nega. «Prendiamo atto della decisione di mantenere nel suo ruolo il giudice», ha commentato l’avvocato del socialista, «ma rimaniamo convinti che vada posta la questione dell’imparzialità e che i rischi di vedere violata la presunzione d’innocenza siano una realtà».

 

 


Da una battaglia giudiziaria all’altra. L’eurodeputato dem Andrea Cozzolino è agli arresti domiciliari a Napoli dall’11 febbraio. La giustizia belga ne ha chiesto l’estradizione e l’udienza è slittata più volte per questioni tecniche. La prossima, decisione di ieri, sarà l’11 aprile. Gli avvocati protestano: «Abbiamo chiesto di sapere qual è l’atto o l’attività che richiede la presenza di Cozzolino in Belgio e lo abbiamo fatto perché pensiamo che il mandato d’arresto avesse altre finalità. Il mandato è stato preferito all’ordine investigativo europeo, che sarebbe stato lo strumento più adatto, perché in Belgio c’è una concezione carcerocentrica del sistema giudiziario».

 

 

 

 

I legali, Federico Conte e Dezio Ferraro, hanno continuato: «Riteniamo che il mandato d’arresto sia una forzatura. Non basta semplicemente dire che quel cittadino ha commesso un dato reato e fornire a supporto di queste affermazioni giustificazioni generiche». Gli avvocati di Cozzolino subito dopo l’arresto avevano comunicato che l’eurodeputato soffrirebbe di problemi cardiaci. E ieri hanno rilanciato: «Le condizioni di Cozzolino sono incompatibili con la carcerazione in una struttura simile a quella descritta nella relazione arrivata dal Belgio».

 

 

 

Intanto il capogruppo del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber, ha dichiarato che «la durata del periodo di cooling off (il tempo che intercorre dalla fine del mandato Ue all’entrata in una Ong, ndr) non è il punto principale. L’importante», ha evidenziato, «è distinguere tra quali ex eurodeputato accedono al parlamento Ue come ex deputati e quali invece come lobbisti».

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