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Europa, l'ultimo disastro: per sostenere le lesbiche... questo manifesto

Hoara Borselli
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Per chi non lo sapesse siamo nel pieno della “Lesbian visibility week”, la settimana della visibilità lesbica. Dal 25 aprile all’1 maggio ci saranno giornate dedicate ad incontri e approfondimenti per aumentare la consapevolezza dell’identità delle donne lesbiche. E come ha pensato l’Europa di celebrare questo appuntamento? Con una campagna pubblicitaria dove viene promosso il velo islamico. Sì, avete capito bene, la Commissione europea, quella che a parole difende le donne iraniane che da mesi protestano contro il regime, non si fa problemi a piazzare una donna con l’hijab nella locandina pubblicitaria. Uno scivolone da dilettanti verrebbe da dire, peccato però che questi dilettanti siano coloro che stanno decidendo come dobbiamo cambiare i nostri stili di vita, stiano cercando di ammazzare la nostra economia e siano quelli che vorrebbero avere il controllo anche sulla nostra dieta.

La Commissione europea non deve avere molto a cuore il valore della libertà individuale, sennò non esibirebbe il velo islamico, che della libertà è l’assoluta negazione, con tanta disinvoltura. Quel “velo” è ciò per cui la giovane Saman pare sia stata prima strangolata e poi sepolta viva, per mano dei suoi familiari.

 

 


CHIEDETE ALLE IRANIANE
Masha Amini, di soli vent’anni, morta in seguito agli scontri con la polizia iraniana mentre protestava perché lei, quel velo non lo voleva portare. E insieme a loro centinaia di donne sono morte per quello che oggi la Commissione europea sventola come una bandiera da associare ad una giornata dei “diritti”. Possibile che la liturgia politicamente corretta possa rendere ciechi davanti a gravità simili? Possibile che quella parolina magica, “inclusività”, riesca ad azzerare ogni logica razionale di buonsenso? La stessa Presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen, circa un anno fa annunciava la decisione dell'Ue di «sanzionare delle persone e delle entità per il loro ruolo nella morte di Masha Amini e nelle violenze inflitte al popolo iraniano». Sentite come concluse il suo accorato appello: «Siamo al fianco delle donne coraggiose dell'Iran». E come pensa la Von Der Leyen di dimostrare la vicinanza dell’Europa a queste donne? Diffondendo una bella campagna promozionale con il velo islamico?

 

 


Ad essere cattivi verrebbe da chiedersi se «ci è o ci fa», probabilmente entrambe le cose, perché non c’è una logica spiegazione a ciò che la Commissione europea spesso ci propina come idee geniali pur essendo palesi idiozie. Non è la prima volta che l’Europa incappa in queste campagne pubblicitarie pro-velo. Oggi per celebrare le lesbiche, ieri, precisamente nel Novembre 2021, l’Europa presentava il velo islamico come emblema di libertà in una campagna di comunicazione, lanciata e poi ritirata in un turbinio di proteste e imbarazzi . Ricordiamo le parole che accompagnavano l'immagine velata: «La bellezza è nella diversità come la libertà è nell'hijab». Era il Febbraio 2022 quando la Commissione europea promosse un evento utilizzando un’immagine di una donna velata, accompagnata da questo slogan “Il futuro nelle tue mani”, per pubblicizzare la Conferenza sul futuro dell”Europa.

Come si può anche solo accostare il futuro al velo islamico, senza pensare di sacrificare la parola “libertà”? Ciò cui assistiamo non è altro che la rappresentazione di un progressivo arretramento dell’Europa sul tema dei diritti di cui si erge a paladina. Nulla è per caso in queste gaffes. Sappiamo da sempre che l'Europa stringe rapporti politici sempre più stretti con i paesi islamici , facendosi scudo dell'“islamofobia”, per silenziare le critiche. Ci fa amaramente sorridere dover subire lezioni di morale sui diritti e sulle minoranze da chi non sa riconoscere la libertà come valore fondamentale della personae che per mere convenienze politiche riesce a sacrificarlo con tale leggerezza, strizzando l’occhio a quei paesi dove la libertà viene completamente calpestata.

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