Cerca
Cerca
+

Ue nel mirino della destra: cosa cambia dopo il voto in Spagna

Carlo Nicolato
  • a
  • a
  • a

Nessuna sorpresa, il ridimensionamento del premier socialista Sánchez era iniziato da tempo, da quando gli spagnoli hanno iniziato a non credere più a quelle riforme che piacciono tanto alla sinistra nostrana, e soprattutto a mal sopportare la sua megalomania. Non era però così scontato un successo di tale portata del centrodestra, dei Popolari e di Vox, che non solo si sono confermati nella capitale ma stavolta hanno conquistato anche Valencia e Siviglia che nell’ultima legislatura erano controllate da formazioni progressiste. La sinistra peraltro perde anche a Barcellona, ma in questo caso sono gli indipendentisti di Junts per Catalunya ad avere la meglio.

IL PIANO
Con un gesto che ricorda quello del vicino portoghese Antonio Costa, anche lui socialista, Sanchez ha deciso di indire elezioni anticipate nel tentativo di mettere allo scoperto i piani dei popolari, cioè di costringerli ad allearsi anche a livello nazionale con Vox, e ottenere così il voto dei centristi che temono i “fascisti” alla Moncloa.

Sanchez insomma si gioca il tutto per tutto in un turno elettorale che avrebbe dovuto tenersi comunque alla fine dell’anno, ma che ora, in di trappola per i popolari, ma anche per l’estrema sinistra divisa tra Podemos e il movimento Sumar, guidato da Yolanda Díaz, ministro del lavoro spagnolo. Quest’ultima ha detto ieri di essere pronta a risolvere le divergenze per sconfiggere “la Spagna nera” della destra.

 

Insomma la mossa di Sanchez ha l’obiettivo di risvegliare la “coscienza antifascista” della sinistra spagnola, ma rischia anche di ottenere un effetto collaterale, ovvero quello di spostare ancora più voti dai potenziali elettori di Vox al Partito Popolare e di rendere perfino superflua l’alleanza tra i due. Le elezioni peraltro si terranno anche solo tre settimane dopo che la Spagna avrà assunto la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea.

CAMBI IN VISTA
Con tali prospettive c'è una forte possibilità che la presidenza di turno possa iniziare con Sánchez ma concludersi con il leader del PP Alberto Núñez Feijóo primo ministro e magari Vox stesso al governo. Sarebbe un segnale decisamente importante a soli pochi mesi dalle stesse elezioni europee, l’idea meloniana di alleanza tra popolari e conservatori che arriva a Bruxelles dalla porta principale.

In ogni caso tale alleanza è già nei fatti in Spagna. A scrutinio praticamente completato il centrodestra ha vinto ribaltando il governo in almeno 4 delle 12 comunità autonome in cui si è votato, in quella Valenciana, in Aragona e nelle Baleari. Anche in Estremadura la maggioranza nel Parlamento passa al blocco conservatore formato da Pp e Vox. Il Centrosinistra è stato sconfitto anche a La Rioja, dove i popolari governeranno con maggioranza assoluta. Nella Cantabria, invece, il Pp potrebbe amministrare con l’aiuto di Vox. I socialisti di Sánchez mantengono il controllo del governo regionale nelle Asturie e potrebbe riuscirci, in caso di determinate combinazioni post-elettorali, alle Canarie e in Navarra. A Madrid il sindaco uscente José Luis Martínez Almeida ha conquistato la maggioranza assoluta nel Consiglio comunale (29 consiglieri), così come l’astro nascente del partito Isabel Diaz Ayuso a livello regionale potrà governare senza l’appoggio di altri partiti. Nella capitale i socialisti hanno preso appena 11 consiglieri, la lista Más Madrid di Manuela Carmena 12, mentre Podemos non ha nemmeno superato la soglia di sbarramento. 

 

Dai blog