Ogni mattina alle 7.30 va in onda con Marco Franzelli su Rai News 24, alle 11 è su Rmc con Teo Teocoli: Bruno Pizzul è ancora la voce del Mondiale, ma non era andato in pensione? «Certo, ma queste cose le faccio a tempo perso... Al mattino mi vengono in casa, per la gioia di mia moglie, poi prendo la biciclettina, faccio un giro per il centro e vado in radio, dove Teo mi fa l’imitazione e a volte ci confondiamo anche noi. Il pomeriggio vado al bar per vedere di fare qualche partita a carte, ma ultimamente ci hanno squalificato perché litighiamo troppo». E pensare che lei è anche morto il 14 ottobre 2009... «Un episodio particolarmente significativo, nato da un tam-tam su internet. Stavo appunto facendo una scopa e mi è arrivata telefonata dal collega Marzini di Trieste: “Allora te se’ vivo, brutto mona». Ho spento subito il telefonino e quindi tutti chiamavano a casa mia moglie - che non sapeva nulla -, con voce di circostanza: “Allora Maria, com’è?”. Lei: “Oh, ciao, come stai?”. E pensavano: “Ecco un’altra vedova allegra”». Lo sa che in tanti la rivogliono a fare le telecronache dell’Italia? «Fa piacere, ma sono solo nostalgie ed è sempre stato così. Anche quando c’ero io ripetevano “una volta era meglio”». Ma non dicevano che portava sfiga? «Inevitabile, ma non ci ho perso il sonno. La verità è che mi è davvero spiaciuto due volte che non abbiamo vinto: a Italia 90 e Euro 2000, quello del golden gol di Trezeguet. Certo, questo è uno strano Paese, accettano tutto ma non devi arrivare secondo, altrimenti s’incazzano: viaggiavo con l’aereo degli azzurri e ricordo che quando tornammo dagli Usa e perfino dopo Messico 70 ci volevano prendere a pomodori in faccia». Lo sa che le hanno pure dedicato un blog? “Someone still loves you, Bruno Pizzul”, qualcuno ti ama ancora. «Ne sono contento ma ho scarsa familiarità con internet, purtroppo, compreso quella diavoleria di hashtag #casapizzul su Rainews». E lo spot col Trap? «Molto divertente. Due vecchietti un po’ fuori di testa che appena vedono il pallone uno parte con la telecronaca, l’altro si mette a spiegare la tattica. Ci avevano pure scritto il copione ma il Trap ovviamente glielo ha stravolto tutto». Cinque Mondiali e quattro Europei. Un album di figurine sterminato… «I più grandi ricordi li ho per Messico 70, il mio debutto, quando mi ritrovai la quarta voce accanto ai mostri sacri Carosio, Martellini, Albertini. Mi ritrovai a fare un tipo di lavoro straordinario, alla quale fino a pochi mesi prima non avevo nemmeno pensato. Partì tutto per caso con il concorso Rai per telecronisti che mi suggerì Paolo Valenti e dopo poco mi ritrovai in un Paese incredibile dove non funzionava nulla ma in un attimo spuntavano in 30 persone ad aiutarti facendo un casino immondo. Un Messico colorato, col sorriso che però non ho ritrovato più nell’86, quando divenni telecronista ufficiale dell’Italia dopo il malore di Nando». E proprio stasera gli azzurri esordiscono. In Brasile c’è la minaccia del caldo, qualcosa di simile all’edizione degli Usa. «Durante la finale di Pasadena il collega di Radio Rai Bruno Gentili non sapeva più cosa fare e si rovesciò in testa un bicchierone di Coca Cola, anche se qualcuno sospetta ci sia stato dentro qualcosa di meno rassicurante. Però il vero dramma per l’Italia erano le partite sulla costa Est, l’umidità di Boston faceva terrore. Il clima sarà uno dei fattori chiave del Brasile, fondamentale sarà non uscire stremati dal girone: nell’82 Italia e Polonia giocarono al fresco di Vigo, dove si dormiva con la copertina, e infatti furono le grandi sorprese. Oggi intanto hanno pure introdotto i time out: è una cosa un pochino strana perché il calcio è fatto anche di capacità di distribuzione delle tue energie. Qualcuno dice che lo fanno per infilarci delle pubblicità... Bah. Comunque gli azzurri non sono stati particolarmente fortunati, giocheranno nei presidi più insidiosi». In compenso i brasiliani sono fortunati con gli arbitri. «È il pedaggio che si paga alla squadra organizzatrice. Con la Croazia abbiamo visto l’ “effetto Moreno”, che in Corea ne combinò una più di Bertoldo, anche se quell’errore sotto porta di Vieri… ». L’Italia come la vede? «Se fa il girone bene può andare lontano, anche se Prandelli ha avuto contrattempi del tutto particolari. Aveva poche sicurezze, due si chiamavano Montolivo e difesa a 4 con De Sciglio, e guarda cosa è successo...» Buffon è l’unico reduce presente anche nel match della sua ultima telecronaca (Italia-Slovenia, 21/08/2002, 0-1). «Ha i numeri per essere eterno, inamovibile, come Zoff. Però, in realtà, la mia ultima telecronaca nel giorno della pensione, l’ho chiesto io, è stata la finale del torneo giovanile di Arco di Trento dedicato a Beppe Viola, che per me era un fratello». Gli sarebbe piaciuta questa Nazionale? «Per niente, sai che graffi avrebbe tirato fuori: ce lo vedi sul tram con Balotelli?». intervista di Tommaso Lorenzini