«Sicuramente se col Real Madrid avevamo un 35% di possibilità di passare il turno, di vincere la coppa contro questo Barcellona le possibilità sono un pochino di meno, questo lo sappiamo. È innegabile perché è un dato lapalissiano». Così parlò Gigi Buffon a Uefa.com, ma c’è una bella differenza fra leggere sul sito le parole del capitano bianconero e guardarne la determinazione negli occhi mentre immagina come sarà la serata di sabato. Gigi, «andiamo a Berlino» e poi? «E poi proviamo a vincere questa Champions, a giocarla senza aver rimpianti alla fine». Comunque vada sarà un successo? «No, per niente, perché se non sarà successo sarà delusione, in una serata che comunque, in partenza, non ci vede favoriti». Meglio così? «No, giusto così. Ma, in fondo, io vorrei giocare sempre contro una squadra favorita. Però attenzione, abbiamo qualche arma per rendere loro la gara difficile, come Tevez: lui in qualsiasi momento della partita capisce quando deve darci una mano, quando fare una corsa in più, quando fare un fallo, quando fare la giocata e tenere palla. È un grandissimo trascinatore e un grande uomo». E il Buffon uomo e calciatore che sensazioni ha? «Avevo una grandissima voglia di arrivare al rush finale, perché finora gli impegni, seppur sempre affrontati con serietà, stavano diventatando pleonastici. Sono contento che siamo al dunque». Questa Juve è più forte rispetto al 2003? «Non lo so, di sicuro nel 2003 non ci sentivamo inferiori al Milan». Farà un discorso da capitano? «Dirò quello che mi sento, magari durante la settimana, ma è la stessa carica che mi aspetto dagli altri». Cosa significa questa Champions, l’ultimo trofeo che le manca da vincere? «È il pungolo per poter continuare a giocare ancora per qualcosa di prestigioso». LOTO




