"Propaganda? Se anche fosse, chissenefrega". L'appello di Silvio Berlusconi agli italiani ad adottare 150mila cani abbandonati ha fatto sorridere molti, ma non Vittorio Feltri. Il fondatore di Libero ed editorialista del Giornale, noto gattofilo e cinofilo, ha preso l'annuncio sul serio, forse perché dietro lo slancio animalista del Cavaliere c'è un bacino potenziale di milioni di voti. Quelli di chi un animale trovatello l'ha già adottato e sa quanto amore e serenità possono regalare cani e gatti. E non a caso il burbero Vittorio ammette: "Mi sono commosso nell'apprendere che Berlusconi è diventato animalista convinto". Tutto merito di Dudù - Il merito di questa accelerazione secondo Feltri è semplice da attribuire: "Il fondatore di Forza Italia - scrive sul Giornale - ha sperimentato con Dudù che un barboncino è preferibile a quasi tutti i barboni della politica, del calcio, delle televisioni e dei giornali, compreso me". Ed è a chi condivide questo affetto ("milioni di pensionate, vecchiette, mamme e bambini") che il Cav si rivolge, anche elettoralmente. Feltri, Ciccio e Giletti - Il tema (politico) dei cani e dei gatti sollevato da Berlusconi consente però a Feltri anche di sbottonarsi e rivelare i propri trascorsi con gli amici a quattro zampe da lui tanto amati. C'è Ciro, il lupo adottato su insistenza di una collega dopo qualche ritrosia ("Ammazza che brutto, dissi tra me e me" e un "Gli avrei sparato" quando attentò alla vita del gatto del direttore, Ciccio). E ancora, il gatto trovatello Sparky, scovato proprio da Ciro in una siepe e con il lupo ha fatto poi coppia fissa. Quando si assentavano da casa per andare a zonzo lungo il torrente Morla, nella Bergamasca, i familiari preoccupati arrivavano a chiamare Feltri in redazione. E lui si arrabbiava: "E io cosa cacchio posso farci dal mio ufficio?". Ma la vera star di casa Feltri è un'altra, il già citato micio Ciccio: "Quando la troupe di Domenica In - ricorda il direttore - installò in casa mia le telecamere per una diretta con Roma, il micione non appena mi sedetti in poltrona per conversare con Massimo Giletti si piazzò sulle mie ginocchia incurante dei tecnici e del casino che avevano messo in piedi". Risultato: per tutta la puntata le telecamere inquadrarono sempre Ciccio, che Feltri accarezzava mentre commentava i fatti politici. "Al termine del programma Giletti mi telefonò ridendo: i centralini Rai sono impazziti, un sacco di gente voleva avere notizie di Ciccio, non di te". Non solo sentimento. Nell'uscita del Cav c'è tanta ragione.
