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Flavio Briatore "non è un imprenditore": le strane motivazioni dei magistrati per accusarlo sul caso dello yacht

Salvatore Dama
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C'è un caso paradigmatico di come funzioni la giustizia in Italia. O non funzioni. Ed è quello del Force Blue, lo yacht di Flavio Briatore, confiscato dalla magistratura genovese e mai restituito, nonostante l'imprenditore sia uscito pulito dal procedimento. Una vicenda lunga undici anni, con risvolti paradossali. Quando non persecutori ai danni di Mister Billionaire. Che, proprio negli ultimi giorni, si è arricchita di nuovi dettagli. Mercoledì sono state depositate in cancelleria le motivazioni con cui la Cassazione ha annullato, per la seconda volta, la sentenza della Corte d'Appello di Genova. Nelle 139 pagine dell'atto, i giudici del Palazzaccio ci vanno giù pesanti nei confronti dei colleghi liguri. Parlano di una «errata impostazione metodologica, destinata a condizionare tutto il provvedimento».

Addirittura, per sostenere la propria tesi di colpevolezza, le toghe genovesi arrivano a sostenere che Briatore "non" sia un imprenditore. Che è un dato ontologico. Fattuale. Pure le pietre lo sanno che fa quello. Non solo. La Cassazione pone l'accento sulla pigrizia dei colleghi togati. Nel settembre 2018 c'era stato un primo annullamento della sentenza. Andava riscritta. E invece è stata riproposta in vari passaggi. Copia e incolla. Ma facciamo un passo indietro. È il maggio 2010. E, con un'operazione spettacolare, la Guardia di Finanza mette sotto sequestro il Force Blue nel porto di La Spezia. Il manager viene accusato dei reati di contrabbando e frode fiscale.

 

 

Lo yacht appartiene alla Autumn Sailing Ltd e viene utilizzato per attività di chartering. Ma i giudici ritengono che la società sia solo uno "schermo" creato per eludere la normativa fiscale. A luglio 2015 Briatore viene condannato in primo grado. In Appello resta la condanna, ma con pena ridotta. Poi arriva la Cassazione, che annullala condanna «per i reati di emissione di fatture» perché il fatto non sussiste, revocando le confische (oltre allo yacht, Briatore si è visto bloccare sui suoi conti 3,6 milioni di euro). E annulla con rinvio la sentenza della Corte d'Appello di Genova per i reati di evasione. L'annullamento da parte della Cassazione avviene per «vizio di motivazione, ritenuta carente e contraddittoria, in ordine al reato di evasione dell'Iva all'importazione». Nel 2019, sempre la Corte d'Appello di Genova, stabilisce di non dover più procedere nei confronti di Briatore per l'intervenuta prescrizione dei capi di imputazione. Ma conferma la confisca del Force Blue e dei 3,6 milioni di euro.

 

 

Contro questa sentenza, c'è un nuovo ricorso in Cassazione. Che, un mese fa, per la seconda volta dà ragione all'imprenditore. Il giudice di ultima istanza considera fondato il ricorso degli avvocati di Briatore, annulla la sentenza e rinvia a un nuovo esame del caso davanti a un'altra sezione della Corte d'Appello di Genova. Sarà il sesto giudizio. Nel frattempo lo yacht non c'è più. È stato venduto all'asta e l'ha comprato Bernie Ecclestone, ex patron della Formula 1. E l'ultimo paradosso è questo: la Corte di Appello, contraddicendosi, «ha considerato inammissibile il ricorso di Briatore contro la vendita dello yacht sul presupposto che egli è terzo interessato e non il proprietario dell'imbarcazione». Ma come? A questo punto, se la confisca dovesse essere annullata, Briatore potrebbe chiedere un maxi risarcimento allo Stato italiano pari al valore della barca al momento del sequestro. 

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