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Giustizia, se basta un solo avvocato a far crollare la procura di Milano: il sistema è malato

*Ordinario di Diritto Comparato
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Quello che un tempo, secondo la narrazione dei giornali compiacenti, era l'ufficio giudiziario più prestigioso d'Italia, l'epicentro della lotta alla corruzione e al malaffare della politica, condotto da magistrati indomiti che, con aria sofferente, resistevano in trincea con barbe lunghe contro il nemico garantista, ha ormai perso la sua aura di superiorità e di autorità morale del paese. È bastato un avvocato qualsiasi, che nel tempo si era procurato amicizie altolocate ponendosi al vertice di una lobby affaristica, a distruggere dalle fondamenta il puro edificio della Procura milanese, dipinto dalle cronache come il tempio della giustizia. Evidentemente era un edificio di cartapesta, come quelli che si usano nelle rappresentazioni sceniche degli spettacoli teatrali. Crollata l'artificiale costruzione, oggi nessuno le può più riconoscere il suo status di sacralità e, per definirla, viene, nella migliore delle ipotesi, utilizzata dai più la metafora del mondo animale: un covo di vipere e di corvi.

 

 

UN EDIFICIO DI CARTAPESTA
Si diceva, è bastato un avvocato qualunque per far scoppiare quel simulacro e ricondurlo alla realtà: un tutti contro tutti, dove il candore e la purezza hanno lasciato spazio alle accuse e alle ipotesi di reato, un luogo in cui i magistrati della procura di Milano (a cominciare dal loro capo) si criticano e si accusano a vicenda tramite la stampa, si mandano carte bollate e minacciano denunce, come quei condòmini litigiosi che abitano negli edifici cittadini. Abbiamo visto per la prima volta raccolte di firme dei sostituti procuratori a sostegno del collega aspramente criticato dal loro capo. Assistiamo sconcertati a ipotesi delittuose compiute da magistrati inquirenti che avrebbero omesso o addirittura celato prove a discarico degli imputati, a un membro del Csm che aveva per le mani i verbali secretati di quell'ufficio, ad avvisi di garanzia e indagini portate avanti dalla Procura di Brescia competente per territorio per i procedimenti contro i magistrati di Milano.

 

 

È BASTATO UN SOLO AVVOCATO
Un solo avvocato, con le sue dichiarazioni, ha creato tutto questo ed il paradosso è che proprio da quello stesso ufficio - e da quello romano - veniva preservato come un teste attendibile attraverso il quale perseguire i propri obiettivi processuali e, nonostante i gravi fatti corruttivi ascrittigli, nessuna misura cautelare veniva emanata sul suo ingente patrimonio. Se è bastato un avvocato a mettere in crisi la credibilità della magistratura e la fiducia dei cittadini nell'amministrazione della giustizia che assistono quotidianamente a questo triste spettacolo, vuol dire che il sistema è gravemente malato e probabilmente non è sufficiente un bisturi per asportare la piaga, ma si rende necessaria una amputazione netta.

 

 

di Pieremilio Sammarco

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