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Generale Figliuolo indagato? Pietro Senaldi: "Giustizia marcia", svelata la vergogna dietro a cui si nascondono i magistrati

Pietro Senaldi
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Ci mancava solo l'inchiesta sul generale Figliuolo a far capire quanto la nostra giustizia sia mediamente più marcia di qualsiasi indagato. Nel momento decisivo, due settimane dopo l'esordio del Green pass obbligatorio in ufficio e alla vigilia dell'operazione di massa per vaccinare tutti con la terza dose, un'istruttoria del piffero macchia la divisa del commissario straordinario, l'uomo che ci ha fatto dimenticare il suo predecessore, Arcuri, e ha messo l'Italia in sicurezza. Ce ne informa il Fatto Quotidiano, storica gazzetta delle procure della Penisola. L'Alpino è finito nell'inchiesta dei pm romani sul capo di Stato Maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli, in pensione tra una settimana, sospettato di aver ricevuto in regalo generi alimentari e vestiti da un'impresa produttrice di mascherine, alle quali il graduato avrebbe agevolato l'ingresso nel mercato.

 

 

Figliuolo nella vicenda non c'entra nulla, ai tempi non era neppure commissario al Covid, è scivolato nel tritacarne solo perché in un'intercettazione si parla di lui. Per questo è nel registro degli indagati, anche se i pm sono al punto convinti della sua innocenza che il Fatto anticipa la sua prossima archiviazione. Intanto però non risparmia al generale il titolo «Abiti sartoriali in regalo: indagato anche Figliuolo», sebbene poi si precisi nel pezzo che i vestiti erano per Vecciarelli. E allora che senso ha sputt***rlo? Semplice, così il giornale vedovo di Conte getta discredito sulla vaccinazione e sul premier Draghi.

 

 

FASCICOLI NATI MORTI
Il Fatto si firma pure la giustificazione, spiegando beffardo che l'iscrizione nel registro degli indagati è a difesa del commissario. Come se, quando uno non è colpevole, il modo migliore per tutelarlo non fosse invece evitare direttamente di indagarlo. Ma qui sta la nota dolente. I pm si nascondono dietro l'obbligatorietà dell'azione penale per indagare chi vogliono, anche se innocente, quando sarebbe molto meglio che risparmiassero il loro tempo e il nostro denaro e non aprissero fascicoli che nascono morti e hanno la sola funzione di essere buttati in pasto all'opinione pubblica, screditare chi è coinvolto e talvolta procurare danni allo Stato, oltre che pubblicità ai pm. Questo sarebbe stato possibile fino a poco tempo fa, poi sono scoppiati lo scandalo Palamara e la guerra civile tra toghe. La corporazione, indebolita, si dimena in lotte di potere intestine, avendo perso il perno intorno al quale ruotava: credibilità e autorevolezza. Oggi, un pm che decidesse di non aprire un fascicolo contro Figliuolo, pur sapendolo innocente, rischierebbe di essere denunciato da un suo collega rivale. È successo a Milano, con il caso della lobby Ungheria, dove Greco, procuratore fino a poco fa intoccabile, deve rispondere penalmente di non aver dato ascolto alle denunce dell'avvocato Amara, pregiudicato millantatore avvezzo a inventarsi scandali a consumo mediatico. È proprio vero che in Italia uno comincia ad avere guai con la giustizia quando inizia a fare le cose giuste. 

 

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