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Varese, il bimbo di 7 anni ucciso era finito tra le braccia del padre killer per un cavillo

Paolo Ferrari
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Mi pare evidente che in questa storia diverse cose non funzionano, ad iniziare dalla custodia cautelare, ha dichiarato ieri Matteo Bianchi, deputato della Lega ed ex sindaco di Morazzone, il paese nel Varesotto dove il quarentenne Davide Paitoni lo scorso fine settimana ha barbaramente ucciso con una coltellata alla gola il figlio Davide di sette anni. Paitoni al momento dell'omicidio si trovava agli arresti domiciliari, disposti dal giudice del tribunale di Varese, Anna Giorgetti, dopo aver colpito a novembre un collega alla schiena con serramanico al termine di una lite sul posto di lavoro. «Presenterò una interrogazione parlamentare alla ministra della Giustizia Marta Cartabia», ha aggiunto Bianchi. A rincarare la dose, il leader del Carroccio Matteo Salvini: «Aveva tentato di uccidere un collega, ma per il giudice questo non è stato sufficiente per metterlo in carcere. E così ha ucciso il figlio e tentato di uccidere l'ex moglie. Chissà se domani leggeremo un'intervista di questo bravo giudice su qualche giornale?». La magistrata è molto nota fra gli addetti ai lavori essendo un esponente di punta di Autonomia&indipendenza, il gruppo delle toghe fondato da Piercamillo Davigo. Oltre ad essere una fedelissima della prima ora dell'ex pm di Mani pulite, in passato è stata anche componente dell'Associazione nazionale magistrati e del Consiglio giudiziario di Milano, il "distaccamento" del Consiglio superiore della magistratura. Nel motivare il provvedimento cautelare a carico di Paitoni, richiesto dalla Procura, la dottoressa Giorgetti aveva indicato solo il pericolo di «inquinamento probatorio» e non la «pericolosità sociale». L'avvocato difensore di quest' ultimo, qualche giorno dopo, forte dell'indicazione del giudice, aveva allora presentato una istanza affinché al suo assistito fosse concesso di vedere il figlio e la moglie, dato che secondo l'ordinanza non poteva avere contatti se non con i familiari conviventi nella casa di Morazzone, e quindi solo con l'anziano padre.

 

 

 

La domanda dell'avvocato di Paitoni veniva prontamente accolta dalla magistrata, che il successivo 6 dicembre autorizzava dunque l'uomo a vedere il figlio pur essendo ai domiciliari per aver accoltellato un collega. A Varese non ci sarebbero stati altri provvedimenti pendenti a carico di Paitoni. Come ricordato dal procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Milano Ciro Cascone, anche «i genitori ai domiciliari possono vedere i figli, il divieto scatta solo se si dimostra la loro pericolosità». A smentire la notizie di alcune denunce per maltrattamenti presentate dalla moglie di Paitoni è stato il presidente del Tribunale di Varese Cesare Tacconi. Per l'alto magistrato «non vi è in Tribunale alcuna pendenza a carico dell'uomo». Queste denunce per maltrattamenti, di cui tutti i giornali avevano parlato nell'immediatezza della tragedia, potrebbero quindi essere ferme in Procura, e ciò nonostante le disposizioni sul Codice rosso che impongono una loro celere trattazione.

 

 

 

Paitoni, infine, sarebbe ancora ufficialmente sposato con la moglie. «Ho svolto tutti gli accertamenti del caso, tra i due non vi era alcuna separazione formale in corso, se mi sarà richiesto formalmente presenterò una relazione», ha sottolineato Tacconi. Il classico cortocircuito burocratico-giudiziario. «Non si parlano i vari poteri e le istituzioni tra loro ma se lo avesse saputo il sindaco, che è sentinella, lo avrebbe attenzionato», aggiunge ancora Bianchi. Tesi confermata dall'avvocata milanese Daniela Muradore, specialista in diritto di famiglia, secondo la quale in queste situazioni «serve intervenire a 360 gradi: tutti i soggetti chiamati in causa devono sedersi intorno ad un tavolo prima di decidere. Le famiglie - prosegue la professionista - non possono essere lasciate sole in momenti così difficili». 

 

 

 

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