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Piercamillo Davigo a processo tira in ballo Sergio Mattarella: "Mi fece ringraziare sulla Loggia Ungheria"

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L'accusa è di rivelazione si segreto d'ufficio. E Piercamillo Davigo le tenta tutte e affonda gli artigli su ex amici ed ex colleghi. L'ex magistrato, rinviato a giudizio proprio nel trentennale di Mani Pulite, ha chiamato in causa Sergio Mattarella, l'ex capo Francesco Saverio Borrelli e David Ermini. Di fronte al biasimo di aver fatto pervenire i verbali segreti della Procura di Milano a membri del Consiglio superiore della magistratura, Davigo si difende: "Al Consiglio superiore non è opponibile il segreto investigativo (...) il precedente specifico cui faccio riferimento riguarda il procuratore della Repubblica di Milano Francesco Saverio Borrelli che quando venne iscritto nel registro delle notizie di reato Silvio Berlusconi informò per le vie brevi il presidente della Repubblica in quanto presidente del Csm", è stata la replica riportata dal Giornale.

 

 

Ma non è tutto, perché venuto a sapere che della Loggia Ungheria facevano parte anche due membri del Csm, Davigo si apprestò a farlo sapere al Quirinale. Il motivo? "Ritenni necessario informare immediatamente il vicepresidente del Csm (David Ermini, ndr) e per suo tramite il Presidente della Repubblica in quanto presidente del Csm. Ermini ha condiviso questa mia valutazione che tacere questa notizia al presidente della Repubblica avrebbe potuto essere interpretato come sospetto nei suoi confronti e quindi intollerabile (...) lui andò direttamente al Quirinale, al ritorno mi disse che il presidente della Repubblica mi ringraziava delle informazioni fornite e che riteneva per il momento sufficienti quelle informazioni". Peccato però che il capo dello Stato abbia sempre negato di aver appreso secondo quelle modalità la notizia.

 

 

Dalle accuse non viene risparmiato neppure Ermini che, a detta dell'ex toga, mentirebbe. A suo dire il vicepresidente del Csm non può aver distrutto subito i verbali milanesi, visto che "quei file glieli ho dati dopo". In ogni caso la tesi di Davigo rimane sempre la stessa, ossia "se una loggia massonica decide le nomine di centinaia d magistrati italiani sarà bene un problema del Consiglio o no che deve essere segnalata?". A deciderlo il Tribunale di Brescia, chiamato a fare luce sulla vicenda il 20 aprile.

 

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