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Nordio, pessima "sorpresa": dopo la Cartabia... giustizia, caos totale

Carlo Nordio

Paolo Ferrari
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Marta Cartabia ha lasciato questa settimana il ministero di via Arenula e la giustizia precipita (ancora di più) nel caos. Il motivo? La riforma "epocale" del processo penale approvata in fretta e furia dal governo la scorsa estate per poter prendere i tanto agognati fondi del Pnrr. Fra i tanti diktat di Bruxelles, infatti, vi era anche quello di modificare il codice di rito per «migliorare i tempi di definizioni dei processi» e «abbattere l'arretrato». La riforma Cartabia, in vigore dal prossimo primo novembre, potrebbe invece determinare l'esatto contrario: tempi di definizioni dei processi ancora più lunghi e crescita esponenziale dell'arretrato.

L'allarme, va detto, era stato lanciato all'indomani dell'approvazione del testo sia dagli avvocati che dai magistrati, tutti consapevoli che sarebbe stato quanto mai difficile applicare molte delle nuove disposizioni. Ad aggravare la situazione, poi, ci sarebbe anche una "dimenticanza". Per la fretta di fare presto e presentarsi a Bruxelles con la riforma approvata nei tempi indicati, gli uffici legislativi del Ministero della giustizia che hanno elaborato il testo, poi approvato a scatola chiusa dal Parlamento, si sarebbero dimenticati di scrivere un "disciplina transitoria" relativa ai procedimenti in corso. Un problema di non poco conto visto che sono milioni i processi attualmente incardinati presso i tribunali italiani con le vecchie regole.

EFFETTO FAR WEST
In assenza di disposizioni chiare, ogni decisione viene lasciata all'arbitrio del singolo giudice, con effetti facilmente immaginabili. Il rischio, insomma, è l'effetto Far west dove ogni magistrato decide, in barba alla certezza del diritto, come meglio crede. In altri termini, si temono nullità a cascata in materia di proroga delle indagini, citazioni a giudizio, utilizzo delle fonti di prova e tanto altro ancora. Come se non bastasse, le norme sono state scritte male con problemi di interpretazione anche per gli addetti ai lavori. L'intero impianto, poi, è caratterizzato da un eccesso di burocrazia senza precedenti.
I primi a prendere una posizione ufficiale sono stati l'altro giorno i 26 procuratori generali, in rappresentanza dei 140 procuratori del Paese, che hanno scritto al neo ministro della Giustizia Carlo Nordio rappresentandogli le varie criticità che potrebbero portare i tribunali al definitivo collasso. La riforma va studiata, vanno predisposti gli opportuni adattamenti organizzativi, realizzati adeguamenti informatici», fanno sapere le toghe di Articolo 101, un gruppo di magistrati che ha sempre criticato le riforme messe in campo dalla Guardasigilli. Alcune disposizioni, ed è un paradosso, sembrano essere state scritte da persone che non hanno mai messo in vita loro un piede in un tribunale, affidando compiti ad uffici che già adesso sono congestionati dai carichi di lavoro. Sembra allora la cronaca di un disastro annunciato. Sarebbe stato molto meglio, dunque, non fare nulla invece che peggiorare ancora di più il sistema.

FALLIMENTO
Fra le riforme 'fallimentari' approvate in queste mesi nel settore giustizia e già entrata in vigore non si può non segnalare quella del Consiglio superiore della magistratura. Dominato dai vari gruppi associativi delle toghe, concentrati nella spartizione degli incarichi, la riforma del Csm avrebbe dovuto mettere la parola fine al "mercato delle nomine" disvelato nei libri scritti dal direttore di Libero Alessandro Sallusti e dall'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati Luca Palamara. Il risultato, invece, è stata una riforma che, oltre ad aver moltiplicato le poltrone, ha aumentato a dismisura il potere delle correnti: su 20 posti destinati ai togati in Plenum, ben 19 sono andati ad esponenti dei gruppi associativi. Una débacle su tutta la linea a cui dovrà ora mettere mano il governo di centrodestra ed il neo ministro della Giustizia Carlo Nordio. L'appello da parte di tutti è per un "differimento" dell'entrata in vigore della riforma per consentire così al Parlamento di scrivere gli opportuni correttivi. È quanto mai fondamentale, fanno sapere i giudici, un intervento legislativo chiaro ed esaustivo. Nell'attesa molte Procure stanno emanando delle "circolari interpretative". Una grana per Nordio appena insediatosi e già al lavoro per rinnovare i vertici del Ministero con il fine di cercare di mettere la classica toppa a questa disastro. 

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