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Immigrato vince in tribunale: "Troppa fila in questura", va accolto

Paolo Ferrari
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Tutti gli italiani vorrebbero trovare sulla propria strada giudici come quelli in servizio attualmente presso la Sezione protezione internazionale del Tribunale di Roma, competente nel verificare l’operato del ministero dell’Interno riguardo i permessi che concede agli immigrati che arrivano in Italia fuori dai canali ufficiali. Parliamo di magistrati disponibili, pronti ad accogliere tempestivamente le istanze dei cittadini, comprensivi dei disagi in cui una persona può incappare quando si deve confrontare con la pubblica amministrazione.

Il mese scorso la Sezione protezione internazionale della capitale era balzata agli onori delle cronache per aver imposto al ministro degli Esteri Antonio Tajani di pagare il biglietto aereo ad un cittadino del Darfur che aveva fatto domanda di protezione e che in quel momento, dopo essere stato rimpatriato, si trovava in un centro di accoglienza in Libia. I magistrati, in particolare, avevano “messo in mora” l’ambasciatore in Libia Gianluca Alberini il quale rischiava un procedimento penale se non si fosse attivato per far tornare quanto prima in Italia l’immigrato del Darfur.

 

Questa settimana, invece, nel mirino dei magistrati è finita direttamente la Questur di Roma che farebbe fare le code ai migranti che devono presentare la domanda di protezione internazionale. Un provvedimento che non può non far sorridere dal momento che la Questura della capitale è nota per fissare ai malcapitati cittadini romani l’appuntamento per il rilascio o il rinnovo del passaporto a 6 mesi. All’inizio dell’anno i tempi di prenotazione erano arrivati anche a 8 mesi d’attesa. «La burocrazia digitale», si lamentava il presidente pro tempore di Fiavet-Confindustria Giuseppe Ciminnisi, «si sta rivelando talvolta peggiore di quella cartacea e danneggia non solo i viaggiatori, ma le imprese che commercializzano i viaggi internazionali». Le lungaggini per il rilascio dei passaporti nella scorsa primavera, per la cronaca, avevano lasciato a terra migliaia di passeggeri facendo saltare circa 80mila viaggi per una perdita stimata intorno ai 150 milioni di euro.

 

I migranti, invece, non possono fare la coda. Come riportava ieri il Giornale, il giudice nel suo provvedimento ha evidenziato che un migrante "si era più volte recato da solo ed in compagnia di terzi presso la Questura allo stesso scopo, sempre senza esito positivo a causa delle lunghe file ed attese... continuando pertanto a essere irregolare sul territorio ed a non poter accedere ai servizi essenziali».

Dunque, avere la carta d’identità, il medico di base, accedere alla pletora di servizi pagati con i soldi dei contribuenti italiani. Come non bastasse, prosegue il magistrato, una situazione del genere «priverebbe completamente lo straniero del diritto di presentare domanda di protezione internazionale», determinando «una situazione che di fatto concreta un impedimento all’esercizio, in condizioni dignitose, di un diritto inalienabile della persona». Il giudice è stato critico anche per le «condizioni estremamente disagiate nelle quali gli stranieri attendono di presentare domanda di protezione presso gli uffici della capitale», di fatto, la mancanza di una confort zone, un «impedimento all’esercizio di un diritto assoluto». Dopo questa premessa, il giudice ha quindi ordinato alla «Questura di Roma di formalizzare la ricezione della domanda di protezione internazionale del ricorrente entro sei giorni... e di compiere ogni atto a ciò consequenziale», in quanto l’attesa ha messo in pericolo il cittadino straniero «con il conseguente pericolo di espulsione». Tralasciando ogni commento circa un provvedimento del genere, c’è da sperare che il governo di Giorgia Meloni riveda quanto prima il sistema di accoglienza che è un colabrodo, crea sperequazioni, ed ha trasformato il Paese in un immenso campo profughi, in quanto la maggior parte di essi non ha titolo per rimanere in Italia. Salvo, ovviamente, le decisioni dei giudici della Sezione protezione internazionale del Tribunale di Roma.

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