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Carlo Nordio, la stretta: stop intercettazioni in bagno e camera da letto

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Tutelare l'onorabilità e la riservatezza dei cittadini è la mia priorità". Il ministro della Giustizia Carlo Nordio risponde al question time della Camera sulla riforma delle comunicazioni e riassume così lo stop alle intercettazioni selvagge, comprese quelle realizzate in camera da letto o in bagno. Una invasione della privacy in nome della "verità" che si sono trasformate, molto spesso, in inutile gogna pubblica peraltro a processo in corso.

Riguardo alla riservatezza delle comunicazioni, ha sottolineato il ministro in aula, "ricorderò quelle sulla limitazione delle intercettazioni, sulla limitazione delle pubblicazioni dell'informazione di garanzia e sull'aumento dell'attività di vigilanza da parte dell'ispettorato nei confronti di chi viola queste norme. Importante in questo è stata anche la modifica che devolve al capo della Procura della Repubblica il monopolio di interloquire con la stampa e con i terzi, quando si tratta di diffondere notizie che siano di interesse generale".

 

 



In Parlamento gli emendamenti presentati da Enrico Costa di Azione e quelli di Forza Italia, con il vice-presidente forzista della commissione Giustizia Pietro Pittalis e del capogruppo azzurro Tommaso Calderone in prima fila, prevedono misure assai stringenti sulle intercettazioni. E lo stesso Nordio, secondo Repubblica, starebbe preparando modifiche che vanno nella stessa direzione e che potrebbero arrivare sul tavolo del CdM di lunedì prossimo. Il quotidiano diretto da Maurizio Molinari ne parla ovviamente con toni di massima allerta. 

 

 

 

Nell'emendamento Costa, sottolinea Repubblica, "il pm sarà costretto, a fine indagine, a depositare i costi delle intercettazioni. E visto che su di lui incombe anche il fascicolo biografico-professionale, magari anche un esborso eccessivo potrebbe pesare soprattutto se perde il processo. Ma questo Costa ancora non lo chiede. Altra 'vendetta' invece sui giornali che hanno pubblicato atti coperti dal segreto e che 'perdono il diritto di ottenere il contributo dello Stato per l'anno in cui si è consumata la violazione'". A preoccupare la stampa più manettara la proposta di stop al Trojan nelle case: l'indagato non va spiato in camera da letto o in bagno. Sembrerebbe buon senso, invece viene interpretato come uno sgambetto ai magistrati. "La privacy della vita familiare - scrive Costa - non può essere violata da registrazioni in momenti di stretta intimità personale", nemmeno per le sole registrazioni vocali. I Trojan resterebbero utilizzabili solo nelle indagini per mafia. Nell'emendamento, stop anche alle "intercettazioni a strascico", che Repubblica definisce "una ossessione della destra". "I risultati di un ascolto autorizzato per un reato non potrà più essere usato per reati diversi da quelli oggetto dell'autorizzazione stessa, salvo che non si tratti di delitti gravissimi", si lamenta il quotidiano ricordando che "qualora dovesse emergere la notizia di un delitto il pm dovrà chiedere una nuova autorizzazione". 

 

 

 

Il Guardasigilli ha peraltro ricordato come "ancora oggi il nostro codice di procedura penale è estremamente ambiguo sul fatto che alcune comunicazioni perdano la loro segretezza, ma ciononostante non siano pubblicabili. In realtà la giurisprudenza ha interpretato questa norma nel senso che una volta che un atto non ha più segreto anche se non è pubblicabile, quantomeno può essere divulgato". E quindi "ci sono state effettivamente delle violazioni di questa norma a suo tempo e non sono state esercitate azioni disciplinari, in questo momento noi stiamo monitorando con grande attenzione queste eventuali violazioni così come stiamo predisponendo eventuali correttivi per correggere le ambiguità di questa normativa, e ci riserviamo, magari questa attività è iniziata relativamente da poco tempo, ci riserviamo di dare dei dati ulteriori e più specifici magari durante il prossimo colloquio". Anche questa, secondo Repubblica, sarebbe una minaccia a toghe e giornalisti.


 

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