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Iolanda Apostolico, documento contro il governo: toghe spaccate

Paolo Ferrari
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Clamorosa spaccatura all'interno dell'Associazione nazionale magistrati sul caso di Iolanda Apostolico, la giudice del tribunale di Catania che, dopo aver preso parte nell’estate del 2018 a manifestazioni organizzate da movimenti di estrema sinistra contro la politica di respingimento dei migranti voluta dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, tra l’altro condividendo sul proprio profilo Facebook post di insulti contro di lui, all’inizio del mese aveva anche annullato i provvedimenti di trattenimento di otto tunisini irregolari disposti dalla Questura, scatenando le proteste di chi rimarcava come fosse assurdo far sentenziare su un tema del genere una magistrata che aveva espresso esplicitamente posizioni anti-governative.

 

PROPRIA MOZIONE

E comunque, a favore della giudice attivista e pro-immigrati si sono schierate, ovviamente, le toghe rosse di Magistratura democratica, da sempre a favore dell’accoglienza indiscriminata e fieri oppositori del governo Meloni, in ossequio alla loro vicinanza al Pci-Pds-Ds-Pd. Contrari, invece, i giudici moderati di Magistratura indipendente, che avevano presentato una propria mozione, e per questo accusati dai colleghi di sinistra di essere “proni" ai diktat dell’esecutivo in cambio di nomine di loro esponenti ad incarichi direttivi da parte del Consiglio superiore della magistratura, grazie ai voti degli otto laici appartenenti all’area di centrodestra. Accuse gravissime, per le quali - se non si trattasse di magistrati- sarebbero già scattati provvedimenti, e che meriterebbero l’immediato intervento del capo dello Stato Sergio Mattarella, che è anche il presidente del Csm.

 

In ogni caso, la spaccatura è arrivata ieri al momento della votazione, durante il Comitato direttivo centrale di un violentissimo documento contro il governo. Per l’Anm a trazione progressista infatti, proprio con riferimento al caso Apostolico, sarebbero in corso «attacchi» e «reazioni scomposte» di «esponenti del governo» con «lo scopo di intimorire ogni giudice che dovesse assumere un’interpretazione non gradita o allineata ad un certo indirizzo politico».

«I cittadini italiani assistono da giorni- si legge nel documento - ad attacchi e reazioni scomposte di esponenti del governo che, senza confrontarsi con il merito della decisione di un giudice del Tribunale di Catania in materia di protezione internazionale, investono con grande risonanza mediatica e insistenza la persona, gli affetti e la vita del magistrato, situazione che ha reso doverosa anche l’apertura di una pratica a tutela da parte del Csm, di cui auspichiamo un celere esame».

 

L’obiettivo, prosegue il documento, è da un lato intimorire i giudici e dall’altro «persuadere i cittadini che decisioni sgradite, non in linea con le scelte del governo, siano solo frutto di esercizio strumentale e, quindi, deviato della giurisdizione e di contrapposizione politica». E ancora: «Siamo in presenza di un attacco di straordinaria gravità che sposta volutamente l’attenzione dalla discussione sul merito del provvedimento» ai «comportamenti tenuti al di fuori dell’esercizio delle funzioni» da un magistrato.

Con sprezzo del ridicolo, poi, l’Anm ha sollecitato il Garante per la privacy ad «adottare tutte le opportune iniziative a tutela dei magistrati che sono stati e che saranno oggetto di intrusioni indebite nella loro vita privata in conseguenza del contenuto dei loro provvedimenti». L’Associazione, confermando lo "stato di agitazione sui temi dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura”, ha quindi deliberato la convocazione di una assemblea generale con all’ordine del giorno «gli attacchi alla giurisdizione e la pesante denigrazione dei singoli magistrati che hanno adottato provvedimenti in materia di protezione internazionale».

 

 

«STATO CONFUSIONALE»

Non sono mancate le reazioni politiche. «Le dichiarazioni dei vertici dell’Anm in difesa di condotte indifendibili come quella della Apostolico sono segno di uno stato confusionale che non fa paura a nessuno. Non ci fermeremo. Serve una profonda riforma. Purtroppo accanto ad autentici eroi della legalità agiscono toghe politicanti che hanno sommerso di discredito le istituzioni», ha commentato il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri. «L’uso e l’abuso politico della giustizia cesserà. Legalità e riforma vinceranno. E occhio alla Commissione antimafia, dove sarà resa giustizia alle toghe eroiche mentre altri dovranno uscire di scena per evidente incompatibilità (il senatore Roberto Scarpinato, ex procuratore generale di Palermo, esponente di Md, ndr). Non basta approdare in Parlamento per impedire la trasparenza sugli errori del passato», ha concluso Gasparri. 

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