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La Russa, la lezione al congresso di Magistratura democratica

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"Un segnale di pace? Non eravamo in guerra". Ignazio La Russa è il primo presidente del Senato della storia italiana a partecipare al congresso di Magistratura democratica in corso a Napoli. L'esponente di Fratelli d'Italia, seconda carica dello Stato, si dice "orgoglioso" perché l'accoglienza ricevuta "mi ha fatto sentire ospite accettato e desiderato". Ma nel suo intervento non sono mancate "strigliate" a quella parte di magistratura più politicizzata.

"Auspico che l'associazionismo anche all'interno di una fondamentale istituzione dello Stato", la magistratura, "non sia il riflesso delle divisioni politiche", ha messo in chiaro La Russa nel suo intervento al XXIV Congresso nazionale di Md, l'ala storicamente più "di sinistra" delle toghe, organizzato alla Stazione marittima-Molo Angioino di Napoli.

 

"Noi abbiamo il diritto e soprattutto il dovere di tutelare i diritti fondamentali protetti dalla Costituzione ogni volta che una contingente maggioranza politica possa decidere invece di non farne corretto uso. Questo fa parte del nostro dover essere istituzionale nell'ambito degli equilibri costituzionali attuali", ha dichiarato Stefano Musolino, segretario generale di Magistratura Democratica, anche a proposito delle riforme costituzionali già annunciate dalla premier Giorgia Meloni. "E' il ruolo che cerchiamo di svolgere facendoci interrogare da tutti - ha aggiunto il magistrato - perché siamo consapevoli di esercitare un potere che, se estraneo a un contesto sociale e se cieco rispetto alle dinamiche sociali che si sviluppano intorno a noi, rischia di farci far male il nostro lavoro". Musolino ha sottolineato come i magistrati operino "in un contesto europeo e sovranazionale dei diritti che talvolta ha un applicazione diretta nel nostro ordinamento. Questa applicazione è resistente a qualunque tentativo da parte del Parlamento nazionale di volerla restringere. Noi abbiamo il dovere di applicare le norme sovranazionali anche quando il legislatore nazionale ha scelto una via divergente". 

 

"Il magistrato è un riflesso della legge che è chiamato ad applicare", ha ricordato invece La Russa, citando il giudice Rosario Livatino nel suo intervento. "Forse oggi Livatino sarebbe più cauto" perché è "anche vero che nel frattempo la società cambia ed è giusto che anche i magistrati si sforzino di interpretarla, di capirla sempre, anche se nel momento del giudizio sono servi della legge". Quindi La Russa ha ricordato come "nella mia lunga fase di avvocato penalista, man mano che facevo anche politica ho assunto agli occhi di chi guardava un ruolo che non era esatto, ma non era neanche sbagliato". "Sono passato da un grande estimatore della magistratura, con l'appartenenza politica nel centrodestra, a un 'mangia-magistrati'. In realtà la verità è stata sempre nel mezzo. Proprio perché facevo politica mi rifiutai di assistere qualsiasi imputato nella fase di Mani pulite".

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