"L'altro giorno c’è stato un intervento di un magistrato che su un giornale si è permesso di indicare tutti gli errori che aveva fatto il ministro sul caso Almasri. Ammesso che io possa averne fatti mille e anche di più, in qualsiasi Paese al mondo avrebbero chiamato gli infermieri. Perché noi non lo facciamo? Perché la valutazione spetta al Csm composto da persone elette da quelli che devono essere giudicati": lo ha affermato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nel suo intervento alla IV edizione di 'Parlate di mafia' a Roma. "Per questo hanno paura" della riforma della giustizia, ha osservato il Guardasigilli, "e per questo la faremo". "Si comincia a votare la separazione delle carriere e torna fuori il caso Almasri, poi si vota il Csm e torna il processo Open Arms", ha aggiunto Nordio alludendo alla coincidenza temporale tra i passaggi parlamentari della riforma della giustizia e le iniziative dei magistrati.
"Esprimiamo sdegno e viva preoccupazione per le dichiarazioni rese dal ministro della Giustizia Carlo Nordio in occasione della manifestazione 'Parlate di mafia'. Che il titolare del dicastero della Giustizia possa ritenere che l'espressione pubblica del pensiero di un magistrato in servizio meriti l'intervento degli 'infermieri' o diventi oggetto di valutazione disciplinare rappresenta un fatto grave, incompatibile con i principi fondamentali di uno Stato di diritto - la nota della Giunta esecutiva centrale dell'Associazione nazionale magistrati -. La libertà di manifestazione del pensiero è garantita dalla Costituzione. Purtroppo, da parte del ministro, si registra un uso ricorrente della minaccia disciplinare, evocata come uno strumento di pressione e intimidazione nei confronti di decisioni sgradite o legittime critiche".
"Criticare non significa offendere, e dissentire non equivale a mancare di rispetto. La libertà di espressione non può essere compressa né svilita attraverso prospettive di riforma che assumono il volto della ritorsione o attraverso un improprio ricorso agli strumenti disciplinari - ha proseguito il sindacato toghe -. La critica, anche aspra, alle decisioni ministeriali non può essere scambiata per lesa maestà. Le parole del ministro confermano, purtroppo, ciò che l'Anm denuncia da tempo: il vero obiettivo della riforma sembra essere quello di intimidire, indebolire e infine ridurre al silenzio la magistratura. Siamo stati, e restiamo, disponibili al confronto. Ma non possiamo accettare che ci venga imposto il silenzio".
Nordio: "Garlasco? Comunque finisca, finirà male"
È lapidaria, la considerazione del ministro della Giustizia Carlo Nordio sulla vicenda di Garlasco, in relazione ...Non si sono fatte attendere le reazioni delle opposizioni che, come al solito, hanno gridato allo scandalo. “Le parole di Nordio contro un magistrato che ha osato criticare la sua gestione del caso Almasri sono gravissime - ha tuonato Angelo Bonelli -. Dire che in un altro Paese lo avrebbero preso ‘con gli infermieri’ è un messaggio intimidatorio. È questa la vostra idea di giustizia? Un ministro che minaccia chi lo critica? Siamo di fronte a una deriva autoritaria. Nordio non risponde nel merito della grave decisione di liberare un criminale, ma attacca chi lo critica. Un comportamento indegno del ruolo che ricopre. Intanto la Corte Penale Internazionale conferma che Osama Njeem Almasri è tra i nove libici ricercati. L’Italia lo ha rimandato a casa con un volo di Stato, invece di consegnarlo alla giustizia internazionale. Un atto gravissimo, che rende il nostro Paese complice. Nordio pensi a questo, invece di intimidire chi chiede conto del suo, discutibile, operato”.
Sulla stessa lunghezza d'onda anche Nicola Fratoianni: "Il ministro della Giustizia Nordio ha davvero una strana idea della democrazia. Da una parte sfugge alla richiesta del Parlamento di verità e trasparenza sulle sue responsabilità nella vergognosa liberazione del torturatore libico Almasri. E dall’altra parte guai a criticarlo, altrimenti è prontissimo a intraprendere qualunque iniziativa di carattere punitivo. Questa vicenda è gravissima e non può essere tollerata in una democrazia fondata sulla separazione dei poteri. Qualcuno a Palazzo Chigi gli spieghi che è un ministro della Repubblica - ha concluso il leader di SI - non il Marchese del Grillo".