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Spioni, chiusa l'inchiesta: in 23 rischiano il processo

di Brunella Bollolivenerdì 7 novembre 2025
Spioni, chiusa l'inchiesta: in 23 rischiano il processo

4' di lettura

Mentre la sinistra s’indigna perché nel caso Paragon è spuntato un nuovo spiato (Francesco Nicodemo, ex spin doctor di Renzi nonché comunicatore di area Pd), sulle novità in merito al dossieraggio scoperchiato dal ministro della Difesa l’opposizione dorme di un sonno profondo. Eppure la notizia, a parti invertite, avrebbe scatenato la solita batteria di dichiarazioni con annessa richiesta di chiarimenti, esposti alla magistratura dei compagni di Avs e urgenti convocazioni al Copasir.
La notizia è che la procura di Roma ha chiuso le indagini per 23 persone le quali, secondo l’accusa, avrebbero per anni violato le banche dati dello Stato mettendo in atto un «disegno criminoso» ai danni di esponenti governativi, imprenditori, sportivi e della stessa Guardia di Finanza, e per alcune di queste persone vicine al processo ci sarebbe l’aggravante del ruolo ricoperto all’epoca dei fatti. Le operazioni di dossieraggio, annotano i pm capitolini, sono state effettuate per ragioni estranee al servizio ricoperto, come nel caso di Pasquale Striano l’ex ufficiale di polizia giudiziaria in servizio alla procura nazionale Antimafia con le stellette di comandante del Gruppo Sos (Segnalazioni operazioni sospette).

Striano, si legge nelle carte dell’indagine, sarebbe stato «l’esecutore materiale degli accessi abusivi» alle banche dati in concorso con Antonio Laudati quale sostituto procuratore nazionale Antimafia e coordinatore del Gruppo Sos, il quale avrebbe agito per taluni episodi - ad esempio la vicenda della Curia generalizia dei frati minori a Santa Marinellada ideatore dell’atto d’impulso da cui è scaturita poi la richiesta di apertura di un dossier pre-investigativo in realtà per fini privati.
Ma «istigatori» di molte spiate fuorilegge sarebbero stati i tre giornalisti del quotidiano Il Domani, per i quali ora potrebbe arrivare il rinvio a giudizio al pari dell’amico Striano, la gola profonda in divisa a cui i segugi chiedevano informazioni riservate per poi confezionare scoop da prima pagina sul giornale fondato da Carlo De Benedetti. Il pubblico ministero di Roma Giulia Guccione, che ha firmato l’atto di chiusura indagini insieme al procuratore aggiunto Giuseppe De Falco, ha infatti notificato l’atto anche a Giovanni Tizian, Stefano Vergine e Nello Trocchia contestando a loro, in concorso con il finanziere, gli accessi abusivi alla banca dati Sidda Sidna, Serpico ai danni di Guido Crosetto, protagonista poi, suo malgrado, delle prime pagine del Domani del 27, 28 e 29 ottobre 2022 con articoli contenenti i compensi e i redditi dell’esponente di Fdi negli anni 2017, 2018, 2019, 2020, 2021: tutti dati ottenuti tramite consultazione abusive ai cervelloni in dotazione ai ministeri.

Tra i dossierati di Fratelli d’Italia figura Chiara Colosimo, presidente della commissione Antimafia, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, l’europarlamentare Nicola Procaccini, il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli. Quando i cronisti dell’Espresso (stesso gruppo editoriale del Domani) decidono di dedicare le loro attenzioni alla Lega di Matteo Salvini è sempre a Striano che si rivolgono per conoscere i fondi della Lombardia Film Commission, per attaccare il governatore Attilio Fontana o per scrivere della “pioggia di rubli ai cattoleghisti”. Nelle tabelle allegate agli atti di chiusura indagine, tra le vittime certe del dossieraggio si legge il nome di Francesca Verdini, compagna di Salvini, del tesoriere Giulio Centemero, di Angelo Ciocca, dei parlamentari Vannia Gava, Federico Freni e dell’ex ministro Massimo Garavaglia, ma forse pochi parlamentari come Antonio Angelucci sono stati così “attenzionati” dalla cricca degli spioni.

Tra le altre vittime “illustri” al centro di questo verminaio di accessi abusivi il governatore azzurro della Calabria Roberto Occhiuto e suo fratello, l’ex presidente ligure Giovanni Toti (costretto poi a dimettersi a causa di un’inchiesta), il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e pure Vittorio Sgarbi. I dossierati del centrosinistra si contano sulle dita di una mano, forse meno, ma un capitolo a parte i pm di Roma lo dedicano a Matteo Renzi per il quale Tizian chiese a Striano di accedere alla banca dati Serpico e Siva 2 al fine di scrivere un articolo sulla “villa comprata col prestito da 700mila euro del finanziatore di Open” e un altro dal titolo “Renzi, facciamo Presta” e pure Marco Carrai. Le incursioni note sono tra gli anni 2018-2022, fino a che poi Guido Crosetto non fece il famoso esposto alla procura di Roma che diede il via a tutta l’indagine.

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Dapprima è stato il procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, a indagare sul numero monstre di accessi abusivi e a scoperchiare il verminaio dei dossier politici su cui si è cimentata anche la commissione parlamentare Antimafia ascoltando, tra gli altri, il direttore del Domani Emiliano Fittipaldi, che ha difeso la libertà di stampa e il giornalismo d’inchiesta. Poi il filone è tornato a Roma dove i pm hanno ora chiuso le indagini con 270 pagine fitte di accuse e anche qualche nome nuovo tra le migliaia di spiate (ci sono pure Immacolata Chaouqui e Max Allegri). I legali degli indagati difendono, ovviamente, i loro assistiti. In una nota Andrea Castaldo, avvocato dell’ex sostituto procuratore della Dna Antonio Laudati ha dichiarato: «Restiamo fermamente convinti della trasparenza e legittimità dell’operato del dottor Laudati eche gli approfondimenti investigativi completi dalla procura romana consentiranno di chiarire l’estraneità del dottor Laudati alle vicende in contestazione». La sinistra tace. Parla solo di Paragon.