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Selvaggia Lucarelli: le nozze di Clooney a Venezia, che pacchianata. Ma se ci fosse stata la Canalis...

Giulio Bucchi
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«No Uolter no party». Non so se George Clooney abbia finito per scolarsi qualche Martini di troppo, ma pare proprio che lui, se non ci sarà Walter Veltroni ad officiare le sue nozze italiane, la prenderà malissimo. Pare anche che Uolter abbia già chiesto la delega per celebrare a Ca' Farsetti e che il Comune di Venezia gliela concederà a patto che chieda scusa alla mitica città del festival per aver inventato il Festival del cinema di Roma in cui pure Valeria Marini è riuscita a presentare un film da produttrice. Sul perché Clooney voglia Uolter a tutti i costi è mistero fitto. Non si capisce quale sia il collante di questa lontana amicizia, anche perché, a ben guardare, i due hanno ben pochi punti in comune. Clooney ha vinto due oscar e quattro Golden Globe, Uolter ha doppiato Chicken Little. Clooney è messaggero di pace per le Nazioni unite, Veltroni è riuscito a litigare pure con Nichi Vendola. Clooney ha collezionato fidanzate ombra piuttosto memorabili e Veltroni un governo ombra piuttosto dimenticabile. Inoltre, se proprio vogliamo dirla tutta, non è che la loro amicizia abbia portato un granché bene a Uolter. Nel 2009, quando Clooney venne in Italia a presentare un suo film, dichiarò alla stampa con tono enfatico: «Veltroni mi ricorda Obama, ha grandi capacità di leadership, sento la stessa forza!». Tre anni dopo Obama è stato riconfermato presidente dai cittadini americani, Veltroni è stato confermato critico cinematografico sul canale Iris. Insomma, una gufata seconda solo allo «Stai sereno» di Renzi a Letta. L'unica spiegazione di questo «Voglio Uolter!» è che Clooney abbia letto le cronache politiche sulla laguna negli ultimi mesi e tema che un politico locale possa chiedergli la mazzetta pure sulla giarrettiera della sposa. Comunque, illazioni a parte, il matrimonio di Clooney, sulla carta, comincia ad assumere le sembianze di una discreta pacchianata. Ricevimento da Cipriani, festa sul Canal Grande, le piume come tema del matrimonio, l'anello della sposa da cinquecentomila euro. Ci mancano solo le paratie del Mose con su dipinte le iniziali degli sposi, i piccioni di San Marco con le fedi nel becco e le bomboniere con la gondola che si illumina. A questo punto, cafone per cafone, sarebbe stato più folcloristico il suo matrimonio ad Alghero con la Canalis. Il mondo ha perso una grande occasione. Altro che i Brangelina sposi nella tenuta francese di Chateau Miraval. I Cloonalis nella tenuta Sella & Mosca sarebbero stati un evento epico. Avremmo visto Brad Pitt passare il pane carasau alla Bullock, la Jolie pasteggiare a pecorino, Belen fare un selfie con Morgan Freeman, la Corvaglia geolocalizzarsi ad Alghero taggandosi con Kevin Spacey. Insomma, scene epiche che a Venezia, probabilmente non si vedranno. Gli Amalooney hanno scambiato l'Italia per un film di Woody Allen sul Belpaese: la Venezia da cartolina, l'arrivo in gondola, il brillocco al dito, il ponte dei sospiri. Ci manca solo il viaggio di nozze a Gardaland e la foto ricordo con Prezzemolo. L'unica nota di originalità, secondo voci di corridoio, la riserverà il momento del lancio del riso agli sposi. Pare che Walter e Clooney, entrambi impegnati a sostenere missioni umanitarie in Africa, abbiano deciso di comune accordo di destinare il riso al Darfur. In alternativa, all'uscita dalla chiesa, tutti gli invitati potranno lanciare a George e ad Amal dei prodotti locali che nessun paese del primo, secondo e terzo mondo hanno mai voluto: i libri di Veltroni. Evviva gli sposi. di Selvaggia Lucarelli

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