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L'euro va cambiato: ma non lo farà il Cav

Paragone: per combattere questa battaglia ci vogliono tante energie e Berlusconi ha già dato

Lucia Esposito
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  La frase di Berlusconi su un ipotetico ritorno alla lira o su una esclusione della Germania dall'euro ha in pancia due questioni fondamentali: il tema politico del prossimo decennio e il leader che si incarica dello svolgimento. Procediamo con ordine.Si può tornare alla lira? La domanda, messa così, rischia di essere degna del miglior circolo di vecchietti nostalgici e si espone subito alle solite osservazioni tipo quella legata al costo dei mutui. “Grazie all'euro il mutuo costa di meno” è una delle frasi più gettonate, se non fosse che quel mutuo di fatto gli era costato tantissimo alla fonte, cioè col cambio-truffa lira/euro imposto come prezzo d'ingresso nel baraccone luccicante di EuroLandia. Tutto dunque si può rinegoziare, dipende dal potere politico dei governi. Sarà la conclusione del ragionamento.  Si può tornare alla lira o si può estromettere la Germania dall'euro?, dicevamo. Sbagliato, la domanda dev'essere: conviene tornare ad avere politica monetaria sovrana? Questo è il punto. Il solo punto che conta. Se ci fosse un'Europa politica, nessun dubbio che la sovranità monetaria debba appartenere a un Dipartimento del Tesoro europeo che controlla una Banca centrale europea con potere di emissione di moneta senza un limite prestabilito. Ciò però non è nell'architettura di questa Europa, né lo sarà perché l'Europa politica non vedrà mai la luce. Per vedere la luce l'Europa deve abbattere gli Stati nazionali, i quali fintanto che esisteranno ragioneranno – com'è giusto che sia – egoisticamente. L'egoismo della Germania è figlio di una condizione favorevole solo per i tedeschi. Pensateci, solo un folle può accettare di abbassare la propria sovranità nazionale nel momento di spinta. Quest'Europa è nata nell'utero tedesco previo accoppiamento finanziario, dunque è naturale che la Germania si comporti da matrona. E dico pure che è impossibile pensare di estromettere i tedeschi da Eurolandia: con quale procedura? (paradossalmente è più facile uscire unilateralmente: inizi a stampare la tua moneta e tanti saluti). Diverso sarebbe se, superati gli Stati nazionali, si desse corpo a macroregioni di tipo federale, con organi di governo competenti su questioni territoriali. Anche questo, non mi illudo, è un miraggio. Pertanto se l'Europa non è politica, non è Europa. È un mercato. Infatti. Qual è lo stato di salute di questo mercato? Malandato, spossato per colpa delle politiche rigoriste, per colpa dell'austerity, del Fiscal Compact, del patto di stabilità e di tutte quelle assurdità (e voglio essere buono…) scritte in assurdi trattati osservati come le Tavole Sacre. Per colpa di questo fanatismo eurofilo, la crescita dei singoli Paesi (eccetto la Germania, ovvio) non sarà mai possibile, né per le aziende né per i cittadini. Sul mercato europeo gli affari si fanno sempre più magri, così l'export deve uscire dal circuito europeo. Bene, ma come fanno le nostre aziende a uscire nel mercato se sono state messe in ginocchio da quella gabbia finanziaria? Non fanno, tant'è che il risultato è lì da vedere… Gli unici che – dicevamo - escono sono i tedeschi, quegli stessi tedeschi cui il nostro Made in Italy faceva mangiare la polvere fino a metà anni Novanta.  Pensare di estromettere la Germania significa darle più forza. O perché avrebbe la libertà di battere lei moneta e decidere una politica monetaria nazionale senza alcun vincolo. O perché qualche Paese europeo comincerebbe a trattare un rapporto privilegiato coi tedeschi. Insomma avremmo un'Europa monetaria a due velocità; allora tanto valeva farlo subito. La verità è che il progetto dell'euro è fallito. E siccome i politici sono fessi ma non del tutto, qualcuno ha capito che il tema dell'identità nazionale e soprattutto della sovranità monetaria sarà il tema dominante in Europa. Certo, ci vuole un politico capace non solo di vedere il tema ma che abbia anche la forza per concretizzarlo. Mi spiace per Berlusconi, ma l'uomo non può giocare la partita. Per due motivi. Il primo è fin troppo evidente: nonostante egli si creda immortale, non lo è. Per combattere questa battaglia – che, ripeto, è lunga – ci vogliono tante energie. Berlusconi ha già dato. E lo dico nonostante sia convinto che tutti i vertici dell'attuale Pdl messi assieme non valgono mezzo Berlusconi logoro! In seconda battuta non posso dar credito alla frase di Berlusconi perché per tornare a battere moneta si deve dar battaglia ai signori dello spread, quegli stessi signori cui lui si arrese a dicembre. (Tra l'altro senza particolari benefici per l'Italia: dallo spread ai mercati le sorti italiane non sono sostanzialmente cambiate. Un giorno può andare meglio di un altro, ma restiamo tossici dei Signori dello Spread). Berlusconi alzò bandiera bianca; oggi non può essere credibile come leader di una battaglia per il recupero della sovranità svenduta, in cui occorrerà rinegoziare molte cose col coltello tra i denti. Monti è il cavallo di Troia di quel mondo: non si può pensare di sostenerlo e nello stesso tempo fare la guerra all'euro. Ecco perché il giochino del Cavaliere non regge. di Gianluigi Paragone   

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